Titolo bizzarro per una ricerca sulla questione climatica e le dinamiche sottese affrontate non dal consueto punto di vista ambientalista, bensì nei suoi aspetti economici. Nulla da eccepire sull’importanza di un approccio scientifico, precisa l’autrice. È però necessario affrontare la questione anche sul piano finanziario.
La sfida ecologista oggi non si configura tanto nel combattere i negazionisti, quanto nel dotarsi di strumenti di indagine che consentano una lucida analisi e l’elaborazione di una prospettiva per il domani. È un orientamento dettato anche dalla tendenza politica ad adottare misure quali la tassazione sulle emissioni di anidride carbonica e la compensazione delle stesse attraverso la messa a dimora di foreste.
La balena del titolo serve come grimaldello per aprire questo meccanismo. La ricerca biologica dice che il cetaceo ha una buona capacità di smaltimento del carbonio. Investire per salvaguardare le balene sarebbe una delle vie poco dispendiose, oltre che virtuose, per affrontare la questione climatica. Il Fondo Monetario precisa che costerebbe 13 dollari a persona!
Chiaramente è una provocazione per sottolineare la possibilità di altre strade per un approccio al tema ecologico. Bisogna smascherare gli interessi economici che stanno dietro le pratiche a prima vista pragmaticamente solide ed eticamente integerrime.
Parla dunque di “capitalismo verde” per indicare la complessa rete di vantaggi sottesa all’attenzione ostentata dalle multinazionali verso l’ambiente. Si manifesta un neoliberismo economico, tutelando la sfera finanziaria dall’ingerenza dei governi. La crescita economica è divulgata come successo dei governi stessi. In tale contesto la tassa sulle emissioni per la politica diventa orpello, inefficace strumento di lotta relegando la questione a un movimento di denaro, per altro difficilmente quantificabile.
Anche la “compensazione”, che la comunicazione delle industrie inquinanti presenta come “neutralità carbonica”, porta scarsi risultati. Delocalizza il problema in aree dove, per assurdo, non sussiste. La piantumazione di intere foreste significa spesso sottrarre terre coltivabili ad abitanti che non godono dei benefici del “progresso” produttore dell’inquinamento. Infine la “compensazione” non mette in discussione il sistema che produce la crisi climatica.
Affermazioni che l’autrice supporta con considerazioni che richiedono una certa familiarità con il linguaggio economico, ma anche aprono a prospettive nuove segnate, lo ammette, da un certo pessimismo. Nonostante ciò l’autrice ritiene un’utile acquisizione la riflessione svolta sulle aberrazioni del capitalismo verde. In fondo, dice, si tratta di stabilire quanto valore si dà alla vita sul pianeta in termini etici, ma anche economici.
Quanto vale una balena
di Adrienne Buller
Editrice Add
euro 22