Una relazione durata tre anni, costellata di minacce, violenze e coercizioni tali da indurla a lasciare l’impiego poiché il suo ex non solo le rubava le chiavi della macchina per impedirle di raggiungere il luogo di lavoro, ma aveva anche infastidito e minacciato i suoi colleghi. È solo l’inizio del racconto che la giovane denunciante, all’epoca dei fatti appena maggiorenne, ha fatto davanti alla giudice del tribunale di Cuneo chiamata a decidere sull’accusa di stalking contestata al suo ex M. C., in seguito alla querela sporta nell’estate 2020, in zona Mondovì.
La ragazza aveva già provato una volta a fuggire dal convivente prendendo in affitto un appartamento dove lui però la trovò obbligandola a riprendere la relazione. “Mi prendeva tutti i soldi che guadagnavo – raccontò – e così avevo nascosto quel poco che mi sarebbe servito a scappare e mi rifugiai da un’amica. Quando in sua compagnia tornai per prendere le cose che avevo lasciato nella fuga, lo trovai in casa e fece una scenata pazzesca, spaccò i vetri delle finestre e altri oggetti in casa, spinse me e la mia amica, cercò di buttarmi giù dal balcone, mi salvò un suo amico che si trovava in casa con lui in quel momento”.
La denuncia non la mise al riparo dagli ulteriori gesti che l’ex avrebbe messo in atto per vendicarsi; dal presentarsi al ristorante dove lei lavorava per infastidire gli altri clienti e indurre il datore di lavoro a licenziarla, fino a tagliare freni della sua auto. “Quel giorno ero uscita dal lavoro e i colleghi mi avevano avvisato di averlo visto girare intorno all’auto, aveva forzato lo sportello e buttato dentro i miei gatti che avevo lasciato nell’appartamento quando ero fuggita. Quando misi in moto mi accorsi che i freni non funzionavano, il meccanico disse che erano stati tagliati di netto”.
Il ragazzo poteva anche accedere ai profili social della sua ex poiché quando stavo insieme qualche volta lei aveva usato il cellulare di lui per accedere al proprio account (“Ormai l’account era in memoria e anche se io cambiavo password lui poteva continuare ad accedere fingendosi me. Dovetti chiuderli tutti”). Cambiare casa non servì poiché lui riuscì a trovarla ancora una volta: “Utilizzava l’auto della madre che io conoscevo e vedevo che parcheggiava sotto casa mia la sera. Avevo molta paura. Ho dovuto cambiare completamente zona e lavoro per non farmi trovare”. La ragazza, che non si è costituita parte civile, ha riferito alla giudice di aver dovuto cambiare stile di vita, limitando le uscite allo stretto necessario per paura di incontrarlo, fino alla decisione di spostarsi definitivamente in un’altra provincia. L’udienza proseguirà il 31 marzo con i testimoni dell’accusa.
