Le immagini delle telecamere stradali lo avevano inequivocabilmente ripreso mentre si aggirava in strada a Bene Vagienna con un coltello in mano che agitava in direzione di due donne, una delle quali si era spaventata alla vista di quell’uomo con il coltello in mano e mentre chiamava il 112 chiedendo aiuto ai Carabinieri, chiese al ragazzo se avesse intenzione di ammazzarla, “lui si portò la mano al volto e venne verso di me con qualcosa in mano”, aveva riferito in aula la donna testimone di quel momento di follia di O. H., 26enne nigeriano, in Italia con un permesso per rifugiati, che un anno prima era stato vittima di una terribile rapina ad Asti in cui perse un occhio. Ed era proprio l’occhio di vetro che il giovane aveva mostrato alla donna per farle capire il suo stato di prostrazione. Trasferitosi a Bene Vagienna da qualche anno, il ragazzo lavorava nel campo della ristorazione ma non si era mai sentito accolto nel piccolo Comune, dove lamentava di essere stato vittima di episodi di razzismo. Qualche giorno prima aveva anche ricevuto la notizia che per quel grave danno subito non avrebbe ricevuto alcun tipo di risarcimento. Quella mattina di ottobre 2022 mentre era a casa in cucina, forse stanco e disturbato dai rumori che venivano dalla strada era sceso in preda all’esasperazione con il coltello in mano: “La sua era sicuramente una situazione grave a causa di quanto accaduto ad Asti”, ha detto il pubblico ministero Gianluigi Datta a conclusione dell’istruttoria riconoscendo pacificamente verificato il reato di porto illegale di oggetti atti a offendere per il quale ha chiesto la condanna a due mesi di arresto, chiedendo invece l’assoluzione dal reato di minaccia aggravata riconoscendo che ”quel gesticolare con il coltello sembrava voler dimostrare più l’intenzione di ferire se stesso che non minacciare qualcun altro, come anche lui stesso ha avuto modo di spiegare al processo”. Una conclusione a cui si è associato l’avvocato Nicola Ferrua Magliani, nel chiedere il minimo della pena per il reato di porto d’arma e l’assoluzione per il reato di minaccia: “Viveva un momento di fortissimo stress per il danno che aveva subito e aveva dichiarato l’intenzione di uccidersi, non voleva minacciare nessuno”. La giudice pur considerando le attenuanti equivalenti alle aggravanti contestate e concedendo il beneficio della sospensione condizionale, ha ritenuto provati entrambi i reati e ha condannato l’uomo al pagamento di una multa di 400 euro.