Come reazione di stizza a un sorpasso pericoloso che lo aveva costretto a sterzare e a frenare per evitare il tamponamento, aveva suonato il clacson al camion che come lui era uscito dallo stabilimento della Sant’Anna (Vinadio) immettendosi sulla strada che porta a Demonte. “Dopo che ho suonato il clacson l’autista dell’altro camion si è fermato ed è sceso venendo verso di me urlandomi di scendere dal camion ma io non mi mossi”, aveva riferito alla giudice il conducente del camion, vittima nei minuti successivi del danneggiamento di un fanale, del furto della telecamera Gopro installata sul suo cruscotto e dell’aggressione da parte dell’altro conducente che gli spense il mozzicone di sigaretta sullo zigomo appena sotto l’occhio. L. S., il 49enne imputato di danneggiamento, lesioni e rapina avvenuta a giugno 2022, dopo essere sceso con fare minaccioso aveva preso dal proprio veicolo un palanchino e con questo aveva spaccato il fanale posteriore sinistro dell’altro autocarro. “A quel punto scesi dal mezzo e gli chiesi cosa volesse da me e quello per tutta risposta mi disse che ero un tunisino di m…, che noi stavamo rovinando questo lavoro e mi spense in faccia la sigaretta. Mi allontanai spaventato e dolorante, presi il telefono e iniziai a riprenderlo, lui salì sul mio camion e poi lo vidi scendere subito dopo e andarsene, ripresi il numero di targa, salii sul mio camion e mi accorsi che aveva preso la telecamera Gopro strappando i fili”. L’uomo chiamò i Carabinieri, che lo incrociarono all’altezza di Gaiola e gli consigliarono di andare al pronto soccorso a farsi medicare la ferita; lì gli venne rilasciato un referto per cinque giorni di malattia. Dalle successive indagini, i militari grazie al video girato dalla vittima risalirono all’identità del conducente, che venne rinviato a giudizio. Al termine dell’istruttoria, il pubblico ministero Annamaria Clemente aveva chiesto per l’imputato la condanna a cinque anni e tre mesi di reclusione e 950 euro di multa, considerati anche i numerosi precedenti specifici dell’imputato. Conclusione a cui si era associata la parte civile chiedendo un risarcimento con provvisionale esecutiva di 2.000 euro; per la difesa invece nessuna delle accuse era stata provata poiché i fatti si sarebbero svolti senza testimoni e dal video si vedeva soltanto l’imputato che saliva sull’autocarro della parte civile per poi ridiscenderne subito dopo senza che si vedesse nelle sue mani la telecamera rubata che in ogni caso non sarebbe frutto di una rapina ma tutt’al più di un furto poiché slegato da qualsiasi tipo di minaccia. Una conclusione accolta dalla giudice che ha condannato l’imputato per tutti e tre i fatti, ma riqualificando la rapina in furto aggravato ha condannato l’imputato a due anni, tre mesi e 15 giorni e 1.227 euro di multa più un risarcimento per la vittima di 5.000 euro.