Per circa un cinquantennio intorno agli edifici che furono sede di un’abazia medioevale a San Biagio di Morozzo si sviluppò un centro di spiritualità segnato dall’accoglienza e dal dialogo ecumenico. La preoccupazione del libro è di essere testimonianza di un impegno di vita monastica aperta a tutte le manifestazioni di spiritualità non solo dell’ambito cristiano.
La storia parla della fondazione di un priorato nel 1014 emanazione dell’abazia di Fruttuaria. Dall’inizio del secolo scorso il sito però viene parzialmente abbandonata.
Solo nel 1973 ritorna a una vita di intensa spiritualità con l’arrivo di fra’ Filiberto Guala, monaco trappista che da amministratore delegato della Rai scelse di entrare nel monastero trappista delle Frattocchie. Alla ricerca di una esperienza spirituale “nuova, più semplice e ridotta” padre Guala trovò a San Biagio il luogo adatto per proseguire la sua vita monastica almeno finché le condizioni di salute glielo permisero.
La corrispondenza che padre Guala intrattenne con molti esponenti della cultura e della spiritualità a lui contemporanei testimoniano lo spirito di questa iniziativa che “accoglie persone singole e gruppi di persone che cercano Dio e il significato della propria vita nella meditazione e nel silenzio”. Insieme però mantiene viva l’esigenza di un dialogo ecumenico ospitando spesso convegni e incontri con rappresentanti di altre religioni.
Le malferme condizioni di salute costringono padre Guala a lasciare questo luogo nel 1984 che ha continuato a vivere come comunità monastica femminile di cui la curatrice del libro, Clelia Ruffinengo, fu responsabile. Esperienza che prosegue per alcuni anni fino a uno scioglimento che ha lasciato una profonda amarezza in chi ne condivise lo spirito.
L’avventura di San Biagio
a cura di Clelia Ruffinengo
Editrice Ass. Pagine di Fraternità
euro 19