Quali sono leggi europee nel campo della non-discriminazione? Come si manifestano le discriminazioni e di quali tutele godono i cittadini e le cittadine? Queste le tematiche principali affrontate in occasione del quinto appuntamento con “Le parole per capire l’Europa”, format organizzato dai centri Europe Direct di Cuneo, Torino e Vercelli, che prevede sei incontri volti ad approfondire il panorama europeo attuale partendo dalla riflessione su alcune parole chiave. Gli incontri online, della durata di un’ora, sono destinati ai ragazzi delle scuole superiori.
Il quarto incontro, svoltosi il 22 gennaio 2025, ha trattato il tema dei sistemi di posizionamento utilizzati in Europa, con un’attenzione particolare alla questione della protezione dei dati personali.
Durante il quinto incontro, dedicato al tema dell’uguaglianza e del principio di non-discriminazione nell’UE, tenutosi il 27 febbraio 2025, sono intervenuti Francesco Schmidt, Legal Officer presso la Direzione Generale Giustizia e Consumatori della Commissione europea, e Virginia Passalacqua, ricercatrice presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino nonché docente di diritto dell’Unione europea.
L’Unione Europea ha fatto della lotta contro la discriminazione uno dei suoi principi fondanti. Le leggi europee, in effetti, sono chiare e vincolanti per tutti gli Stati membri, mirando a garantire l’uguaglianza di trattamento per tutti i cittadini, indipendentemente da caratteristiche quali la disabilità, l’etnia, la religione, l’orientamento sessuale e il genere. Ma come si concretizzano queste leggi e quali sono le tutele effettive per chi subisce discriminazioni?
Il “Trattato sull’Unione europea“, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, è il documento che raccoglie i valori comuni di tutti gli Stati membri, sancendo principi come dignità umana, libertà, democrazia, Stato di diritto, diritti umani, diritti delle minoranze e, soprattutto, il principio di non discriminazione. Questi principi devono essere rispettati in ogni settore, dall’economia alla giustizia, ed è su questa base che l’Unione Europea ha costruito una serie di leggi che mirano a combattere la discriminazione.
Il principio di non discriminazione è il cuore della legislazione europea in tema di uguaglianza. In particolare, l’Unione Europea ha adottato una serie di direttive per garantire che i cittadini e residenti europei siano protetti da qualsiasi tipo di trattamento ingiustamente differenziato. Le direttive europee più rilevanti in questo ambito sono:
- Direttiva 2000/43/CE: Combattimento della discriminazione razziale e etnica;
- Direttiva 2000/78/CE: Combattimento della discriminazione in materia di occupazione e condizioni di lavoro;
- Direttiva 2006/54/CE: Garantire la parità di trattamento fra uomini e donne nel campo dell’occupazione e della retribuzione.
Tali leggi vietano ogni tipo di discriminazione, sia essa diretta o indiretta, sul posto di lavoro e in altri ambiti della vita quotidiana. È vietato discriminare una persona in base alla sua etnia, religione, orientamento sessuale, genere, età o disabilità, e le vittime di discriminazione hanno il diritto di ricorrere a un giudice nazionale per chiedere giustizia.
Anche se la Commissione Europea ha il compito di proporre leggi, è l’implementazione delle normative a livello nazionale che rende operativa la protezione contro la discriminazione. Gli Stati membri sono obbligati a recepire le direttive europee nelle proprie leggi nazionali. In caso di conflitto tra una legge nazionale e una legge europea, quest’ultima prevale, e i giudici nazionali devono applicare le normative europee.
Se una legge nazionale non rispetta le normative europee, il giudice nazionale può sollevare il caso e, se la violazione è evidente, annullare la normativa in questione. Sebbene la Commissione Europea non sia un tribunale, ha il potere di avviare procedimenti contro gli Stati che non rispettano le leggi europee, ma la vittima di discriminazione può sempre fare causa davanti ai tribunali nazionali per ottenere giustizia.
Nel 2024, l’Unione Europea ha approvato nuove leggi per rafforzare le protezioni contro la discriminazione, introducendo le Direttive 1499/2024 e 1500/2024 che istituiscono organismi di protezione indipendenti, noti come “Equality Bodies“. Questi organismi, presenti in ogni Stato membro, sono responsabili di supportare e proteggere le persone che subiscono discriminazioni. Gli Stati membri sono obbligati a conformare le proprie legislazioni alle direttive entro il 30 giugno 2026.
Ma come si manifestano le discriminazioni? È possibile distinguere due tipologie di discriminazioni: dirette e indirette. Il primo caso si verifica quando due persone in situazioni identiche vengono trattate in modo diverso a causa di queste caratteristiche (razza, genere, disabilità, orientamento sessuale, ecc.), mentre il secondo caso, molto più difficile da individuare, avviene quando una legge o una prassi apparentemente “neutrale” ha effetti negativi su un gruppo di persone protetto dalla legge. Le discriminazioni possono manifestarsi in vari contesti, come il mondo del lavoro, il sistema educativo, ma anche nel settore sanitario e sociale.
Nonostante i progressi, la discriminazione è ancora una realtà concreta ai giorni nostri, come ci ricorda la professoressa Passalacqua. Ad esempio, il cosiddetto gender pay gap (divario salariale tra uomini e donne) è un problema persistente, con l’ultimo rapporto ISTAT che mostra un divario ingiustificato del 12% nell’UE e addirittura del 40-50% nelle posizioni manageriali. Inoltre, una recente inchiesta condotta dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea ha rivelato che il 45% dei cittadini di pelle nera nell’UE ha subito discriminazioni, un dato preoccupante che mostra come la discriminazione razziale sia ancora un problema serio.
L’Unione Europea sta facendo molto per combattere la discriminazione, ma resta ancora tanto da fare. Le leggi sono strumenti fondamentali, ma la sensibilizzazione e l’educazione giocano un ruolo cruciale. La discriminazione non riguarda solo le minoranze, ma è un problema che affligge l’intera società, penalizzando chi è diverso o appartiene a gruppi considerati “svantaggiati”.
Nel concreto, è fondamentale che ogni cittadino sia consapevole dei propri diritti e sappia come difendersi. I social media, purtroppo, non sempre sono un luogo sicuro, ma possono contribuire alla diffusione di pregiudizi. L’educazione, la conoscenza e la difesa dei propri diritti sono essenziali per costruire una società più equa, libera da discriminazioni e pregiudizi. La lotta alla discriminazione è una battaglia quotidiana che non riguarda solo le istituzioni, ma anche ogni singolo cittadino che voglia contribuire a un’Europa più giusta e inclusiva.