L’amico gli aveva garantito che quelle patenti polacche, acquistate al prezzo di 2.000 euro ciascuna, erano genuine e che erano state comprate confidando poi nella possibilità di convertirle in patenti italiane: così due cittadini pakistani sarebbero stati truffati da un connazionale che ora è a giudizio con l’accusa di truffa e utilizzo di documenti falsi. La falsità dei documenti venne fuori quando uno dei due amici, in Italia con regolare permesso di soggiorno, venne fermato da una pattuglia dei Carabinieri. La patente sembrava falsa e venne sequestrata e l’uomo successivamente indagato. A quel punto, nel novembre 2022, i due amici si recarono dai Carabinieri di Borgo San Dalmazzo per sporgere denuncia. Con l’aiuto di un interprete, poiché i due parlavano poco l’italiano, gli inquirenti recuperarono le informazioni sull’amico che gli aveva procurato le patenti polacche, S. K., a casa del quale i Carabinieri sequestrarono parecchie patenti polacche intestate a lui e al fratello, un’agenda con nomi e cifre, un documento intestato a un cittadino indiano e 900 euro in contanti. Dai cellulari dei due denuncianti vennero estrapolate le chat con lo scambio di messaggi con l’imputato, a carico del quale emerse anche un procedimento a Torino dove aveva cercato di convertire la propria patente polacca. Sulla tempistica della querela, e sulla sua eventuale tardività, si è soffermato il difensore dell’imputato, l’avvocato Ferrua Magliani, poiché dal momento del sequestro della patente (ottobre 2021) al momento della denuncia nel novembre del 2022 sarebbe trascorso più di un anno. Interrogativi che potranno essere chiariti nell’udienza del 1° aprile, quando verrà sentito uno dei due querelanti.
