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Martedì 4 marzo 2025

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Due giornate di formazione sull’agricoltura biologica con Cia e Anabio

Ricerca e sperimentazione per resistere alle sfide del cambiamento climatico sul settore viticolo

Alba

La Guida - Due giornate di formazione sull’agricoltura biologica con Cia e Anabio

Giovedì 27 e venerdì 28 febbraio, due giornate di formazione dedicate all’agricoltura biologica “Coaching per l’innovazione” si sono svolte presso la sede della Cia di Alba, in piazza Michele Ferrero 4, tramite AnaBio, emanazione di Cia e il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.
Nella prima sessione, Maurizio Ribotta responsabile tecnico di Cia, ha fatto un’analisi sull’andamento climatico nel 2024, con alcuni approfondimenti su patogeni e parassiti, andando nello specifico sull’oidio della vite. “Il clima è cambiato, e di questo ormai ne siamo certi – dice Maurizio Ribotta -. Precipitazioni intense e concentrate in poco tempo con temperature medie che salgono di anno in anno. Tra le conseguenze, un anticipo vegetativo, l’evoluzione dei cicli infettivi dei patogeni e nuovi patogeni. Migliorare quindi il monitoraggio sulle colture è fondamentale, oltre a fare i conti con i prodotti per la difesa che sono sempre meno. Bisogna fare sperimentazione andando sempre di più sull’utilizzo di antagonisti o prodotti di origine naturale, visto che il futuro è orientato in questo senso”
Valentina Manzoni di Kopper ha illustrato le strategie di difesa dalle avversità fungine e insetti dannosi, con l’utilizzo di mezzi tecnici di biocontrollo e la sperimentazione in atto su avversità note e emergenti in viticoltura. “Dobbiamo cambiare le strategie di difesa cercando di utilizzare macro e microrganismi in alternativa ai prodotti chimici che saranno sempre meno – dice Valentina Manzoni di Kopper -. Vanno tenuti in considerazione per ridurre i residui sulle derrate alimentari, per migliorare le condizioni operative degli imprenditori agricoli e il minor impatto sull’ambiente”.
Luca Cavallo, tecnico della Regione Piemonte, ha relazionato sulla selezione massale e miglioramento genetico della vite. “La selezione genetica è un’arma a disposizione per adattare le varietà al cambiamento climatico, sempre che si riesca a stare al passo con i tempi – dice Luca Cavallo -, una selezione tutta orientata alla ricerca di varietà più resistenti alla siccità e resistenti alle malattie. Portainnesti che vanno a cercare l’acqua più in profondità per consentirne una disponibilità alla pianta nei momenti più secchi della stagione. Salvare la biodiversità per preservare le caratteristiche genetiche importanti che andrebbero perse”.
Enrico Surra, tecnico certificato bio di Ccpb – ha presentato gli ultimi aggiornamenti in merito alla normativa sul biologico, materiale di propagazione e quaderno di campagna. “Gli aggiornamenti normativi sul biologico sono in continua evoluzione – dice Enrico Surra -.  I produttori devono seguire con attenzione ogni variazione per evitare di incorrere in verbali di non conformità o sanzioni. I prodotti da utilizzare per la difesa devono essere autorizzati, come pure il materiale vegetativo per l’impianto, che si deve acquistare solo da vivai autorizzati, salvo ricorrere alle deroghe che sono però un’eccezione e non la normalità. Per il quaderno di campagna è ormai imminente il passaggio dal cartaceo al digitale, probabilmente dal 2026, con tutta una serie di incertezze sulla gestione e inserimento dei dati”.
La formazione del corso di è conclusa con una visita al Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) di Asti, dove sono state illustrate dal direttore Riccardo Velasco le ultime novità in merito alla ricerca e selezione di varietà resistenti alle malattie della vite e alla siccità. “La selezione di piante è un processo lungo e da sperimentare nel tempo – dice Riccardo Velasco -, ma che guarda al futuro. L’obiettivo è riuscire a ottenere varietà che richiedono pochi trattamenti, soprattutto per quanto riguarda peronospora e oidio che ad oggi richiedono molti interventi durante la fase vegetativa. Si deve lavorare individuando nelle varietà i geni di resistenza e con più geni si può arrivare a un buon risultato per l’ambiente, ma anche economico e di maggior sicurezza alimentare”.

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