Nel 2008 Inés Blanca ha raccolto in volume gli articoli più autobiografici di Javier Marías. Il risultato è un libro composto da ottantadue testi di varia estensione e di diversa provenienza. Il più vecchio risale al 1987, mentre il più recente è del 2008, l’anno della pubblicazione. Lui l’autore ha realizzato un autoritratto, basato su sei fotografie scattate in tempi diversi. La prima risale a quando aveva 23 anni e l’ultima a 45. In tutte dimostra una certa consapevolezza di ciò che sta rappresentando, accentuata da oggetti come sigarette o occhiali da sole, o emulando personaggi del film noir. Tutti gli articoli di questa raccolta hanno in comune il completamento del ritratto di Javier Marías, le sue distrazioni e piaceri, come il film noir o il calcio, la traduzione, la pubblicazione di libri rari, Faulkner, Nabokov, Shield, John Gawsworth, Conrad, Shakespeare, i suoi amici più intimi, i suoi parenti, i suoi amici e i suoi ex amici, alcuni amori superati e alcune sconfitte sentimentali senza nome, anche avversioni eccentriche. Senza essere l’autobiografia volontaria gli articoli raccolgono osservazioni, gusti, fobie, momenti di vita. Si scopre che è scappato a Parigi dopo la laurea per sopravvivere facendo giocoliere e mangiando pane con senape. Che il suo amore platonico era Audrey Herpburn. Che il suo film preferito era “Il fantasma e la signora Muir”, che il suo padrino letterario era Juan Benet. C’è anche un mosaico di personaggi, alcuni famosissimi come Coetzee o Pérez Reverte, oppure anonimi, come il suo maestro di scuola, tutti modelli di tipologie umane per definirne i caratteri, persone che forse furono le più simpatiche e vicine all’autore morto a 70 anni per una polmonite bilaterale causata dal Covid a Madrid.
Un libro da leggere non solo per consocere Marias ma perché parla di vita e di letteratura. Quelle vere.
La metà del mio tempo
di Javier Marías
Einaudi
euro 22