Si è concluso con una piena assoluzione il processo a carico di G.M., ottico con esercizi commerciali a Savigliano e Fossano. Nel maggio del 2020 su mandato della Società Oftalmologia italiana e dell’Ordine dei Medici, un’investigatrice privata di Milano si recò nel negozio di G.M. per controllare se in quell’esercizio, oltre alla misurazione della vista e alla vendita di occhiali e lenti, si eseguivano anche accertamenti di competenza degli oculisti. Al termine del controllo della vista, la donna disse di avere familiarità con il glaucoma, l’ottico le consiglio di farsi vedere da un oculista e dopo varie insistenze le misurò la pressione oculare con il tonometro a soffio e le consegnò il foglietto con i valori registrati ribadendo il consiglio di farsi visitare da un oculista per ottenere una diagnosi che lui non poteva fare. Quella misurazione per la Società Oftalmologia appresentava però un esercizio abusivo della professione e l’ottico venne denunciato.
I carabinieri dei Nas si recarono anche nel negozio di Fossano per verificare eventuali altre violazioni dello stesso genere, ma non trovarono nulla. Restava quella misurazione della pressione oculare a giustificare per l’ufficio del pubblico ministero il rinvio a giudizio e il processo a carico del titolare del negozio. In aula dopo le deposizioni della investigatrice privata e dei carabinieri, aveva deposto anche il presidente della Federazione italiana degli ottici, il quale aveva spiegato che nei corsi di formazione per ottici sono previste esercitazioni di tonometria e la stessa industria di settore realizza macchinari polifunzionali con misuratori della vista e della pressione oculare, “il vantaggio di questi strumenti è che consente alle persone che sono già in cura per questo tipo di patologie, di tenere sotto controllo la pressione oculare senza dover attendere i tempi di una visita specialistica”. “Quando questo tipo di controllo prevedeva che il paziente venisse sottoposto ad anestesia locale allora si, era giusto che fosse solo l’oculista a farlo – ha sottolineato l’avvocato Renato Cocchi difensore dell’imputato -; non potevano eseguirlo gli ottici non per l’esito, ma per la procedura. Il tonometro a soffio offre un controllo non invasivo e non diagnostica una patologia, così come il manometro. Entrambi servono ad ottenere delle misurazioni che saranno valutate dagli specialisti e il mio assistito infatti non fece alcuna diagnosi, ma si limitò a consegnare alla cliente lo scontrino con i dati registrati dal macchinario”. Per l’accusa però l’ottico avrebbe comunque invaso un campo che non era il suo e per questo ne aveva chiesto la condanna a 4 mesi e 8mila euro di multa, richiesta condivisa dal legale della Società degli Oftalmologi che aveva anche chiesto una provvisionale esecutiva di 5.000 euro. Di diverso avviso però la giudice che ha assolto con formula piena l’ottico.
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