È stato condannato a un anno e otto mesi di reclusione per le lesioni procurate alla sua ex compagna e per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, quando i Carabinieri intervennero la sera del 31 gennaio 2024 su chiamata dei genitori delle donna (che gestiva un bed and breakfast alle porte di Cuneo, vicino alla casa dove abitavano madre e padre). D. M. è invece stato assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia, ritenuta insussistente dalla giudice.
Da circa un anno e mezzo l’imputato si era trasferito a casa della donna ma la loro relazione era stata da subito molto turbolenta, costellata da litigi frequenti che richiesero più volte l’intervento delle forze dell’ordine e che si erano conclusi senza denunce e con il trasferimento temporaneo della donna a casa dei genitori. Già un anno prima dell’intervento dei Carabinieri e della denuncia che portò al processo, l’uomo aveva però ferito la donna con un morso sul naso di cui era ancora visibile la cicatrice. La giornata del 31 gennaio era iniziata con una telefonata della vittima alla madre: “Mi disse che lui aveva sbroccato, io le proposi di venire a dormire da noi ma lei rifiutò; sapeva che non mi piaceva quella relazione e in quel periodo non eravamo molto in confidenza”.
Nel pomeriggio le urla del loro litigio richiamarono l’attenzione di un’impiegata dell’Eni: questa chiamò i Carabinieri, che intervennero senza però riuscire a convincere la donna ad allontanarsi dalla casa. La sera dopo cena l’ennesima litigata che si concluse con il ferimento della donna che scappò dai genitori spaventata e in lacrime: “Rimasi scioccata dalla maschera di sangue sul volto, temevo potesse perdere l’occhio per come era ridotta la palpebra”, aveva ancora riferito la madre in aula. I genitori chiamarono immediatamente i Carabinieri che trovarono D. M. in evidente stato di alterazione da sostanze stupefacenti e che con fare aggressivo nei confronti dei militari resistette all’arresto. In aula l’uomo aveva giustificato il proprio gesto come una reazione di difesa all’aggressione da parte della donna: “Mi diede un pugno al volto e sulla gola poi mi aggredì di spalle con un coltello, per allontanare la spinsi via e lei andò a sbattere contro una credenza”. A fronte di una richiesta di condanna a tre anni e sette mesi avanzata dall’accusa, l’uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti in famiglia e condannato per le lesioni e la resistenza.
Nella sentenza di condanna la giudice ha anche disposto la sostituzione della pena con la detenzione domiciliare.