Questo saggio sulle miniere dismesse e i progetti di apertura di nuovi siti in Europa è percorso da un’inquietante linea di riflessione sul legame tra la “febbre estrattiva” e la corsa agli armamenti. Su questa prospettiva si allunga poi l’ombra lunga della transizione energetica, altro aspetto che sostiene la necessità di rivedere la politica mineraria, sostengono gli autori.
Le tradizionali riflessioni negli ultimi decenni sono state in buona parte surclassata dall’“esternalizzazione degli approvvigionamenti”. Si è passati dall’estrazione all’importazione ancorando questa linea a scelte economiche o ambientali. Costa meno acquistare all’estero, in quei paesi dove “vige la sistematica violazione della dignità umana e dell’ambiente”.
Oggi le crisi politiche internazionali consigliano una maggior cautela nella dipendenza da altri stati. Torna di attualità l’estrazione “in casa”. Si parla infatti di “minerali critici”, cioè quelli che potrebbero trascinare l’economia europea in una criticità devastante. Sono i “minerali della transizione”, cioè quelli su cui si punta per una svolta ecologica nel campo soprattutto della mobilità.
È su questo piano che il saggio prende in considerazione i giacimenti di litio disponibili in Portogallo e Ucraina. Con vivace figura l’Europa, dicono gli autori, è affetta da “febbre del litio”. Si parla però anche di wolframio, il tungsteno, minerale indispensabile per le leghe dei prodotti destinate al settore militare. Così l’aspetto ecologica si interseca con quello politico rendendo ulteriormente intricato il quadro.
Non sfugge in tutto questo l’attenzione alle popolazione che si trovano a vivere, o subire, questi sviluppi. Il viaggio compiuto sui siti delle miniere dismesse del Portogallo diventa paradigmatico per tanti altri luoghi. La miniera del passato non lascia solo musei e attrattive turistiche. Sul suolo il più delle volte rimane contaminazione ambientale, impoverimento delle risorse locali, prima incentrate tutte sull’attività estrattiva che a sua volta ha sostituito agricoltura o allevamento.
Il saggio invita dunque a una riflessione a più ampio raggio intorno al “nuovo estrattivismo europeo”. Non si tratta di schierarsi aprioristicamente all’opposizione, bensì di riconsiderare le ricadute locali e non solo. Il che nelle intenzioni del saggio richiama anche ad una “complessità” che mette a tema ramificate linee di argomentazioni dalla politica economica a quella militare, dal pensiero ambientalista alla valutazione sociologica senza dimenticare la giustizia sociale e il “prezzo del biglietto” sul treno del progresso.
Il rimosso della miniera
di Collettivo Escombrera
Editrice Orizzonti geopolitici
euro 20