Botta e risposta senza esclusioen di colpi quella tra i sindacati medici e l’assessore alla sanità della Regione Piemonte, Federico Riboldi.
L’assessore di Cirio nel caos della sanità regionale, alle prese con conti in rosso e liste di attese sempre più lunghe nonostante risorse in più, ha ipotizzato di bloccare la libera professione e l’intramoenia negli ospedali piemontesi, secondo il “metodo Schael” il nominato direttore generale della Città della Salute che sta pensando di portare a Torino, appena arriverà (1° marzo) la scelta che ha già adottato alla guida dell’Asl di Lanciano-Vasto-Chieti in Abruzzo, ovvero di sospendere completamente per tre mesi l’intramoenia per recuperare le liste d’attesa. Riboldi non ha mai mascherato l’appoggio al modello con la possibilità di imporla a tutte le aziende.
Ma i sindacati non l’hanno preso bene e in una nota congiunta dei medici e dirigenti sanitari di Aaroi Emac, Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fassid, FpCgil e Fvm, si dicono “sconcertati dall’arroganza dell’assessore sulle “strategie per abbattere le liste d’attesa senza che le forze sindacali siano mai state convocate. Siamo preoccupati per la campagna di delegittimazione in atto contro la figura medica portata avanti in queste settimane”.
“Riteniamo – continua la nota del sindacato – sia doveroso intervenire per ribadire che la libera professione viene esercitata dai medici dopo l’orario di lavoro, nel tempo libero e spesso dopo ore di straordinario non retribuito. Inoltre contribuisce a finanziare gli ospedali, perché l’onorario del medico è gravato da numerosi contributi. Siamo assolutamente consapevoli delle necessità di abbattere le liste d’attesa per garantire le migliori cure ai cittadini, soprattutto verso i più fragili ma le nostre proposte alla Regione sono rimaste purtroppo inascoltate”.
Poco fa è giunta la risposta dell’assessore con una nota ufficiale della Regione: “Innanzitutto, – dice Riboldi – quella che i sindacati dei medici scambiano per arroganza è una fortissima volontà di abbattere le liste d’attesa, che i cittadini chiedono a gran voce in ogni angolo della Regione ed è un grido di dolore che chi amministra non può ignorare. Grido di dolore che viene da quella parte di persone (compresa tra l’8 e il 12%) che hanno dovuto rinunciare alle cure, i soggetti più fragili della nostra società che non possiamo pensare di abbandonare a loro stessi. Sul tema dell’intramoenia si cita una parte della legge (il DL 73/2024 convertito nella legge 104/2024) che ne consente l’operatività, ma si dimentica l’altra parte della normativa che dice chiaramente che in caso di liste d’attesa inaccettabili questa può essere sospesa. Quindi parlare di arroganza quando si applica la legge è fuorviante e fuori luogo. Tuttavia ribadisco che si tratta dell’estrema ratio e di una soluzione che sarà attuata solo dopo che saranno state messe in campo tutte le altre misure che partono dall’esercizio volontario dei turni in orari festivi e serali, per i quali le Aziende sanitarie hanno già raccolto la disponibilità del personale.
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