Circola e piace il nuovo album dei cuneesi Rusty Groove, “I’ll taste you later”, pubblicato a fine 2024 su cd e vinile con dieci brani di blues e rock suonato bene. Anzi, “hard blues” come riporta l’adesivo che accompagna lo stampato con i testi nel cd, e anche “power trio hard rock blues” secondo la definizione scelta dalla formazione. Ne fanno parte Maurizio Giroldo (basso, voce e chitarra acustica), Igor Marongiu (chitarre) e Yuri Dell’Oste (batteria e percussioni); sono “locali” anche i cori e le incursioni di tastiere e armonica, in qualche brano. E per rimanere in salsa cuneese, le registrazioni sono state effettuate nella “loro” Dronero, mixate da Riccardo Parravicini.
L’album (il secondo dopo “Dips”, di cinque anni fa) conferma le radici e le ispirazioni della band, cioè i grandi maestri del rock internazionale, dai Deep Purple ai Led Zeppelin. Sguardi lontani, ma anche ispirazioni vicine: la prima e l’ultima traccia dell’album (“Black drake town” e “Black drake blues”) giocano con il “drago nero” e quindi con l’origine del nome Dronero. Le altre tracce, e anche in questo caso si tratta di brani propri, scritti e composti dal trio: “Angel of the sea”, “Tonight the moon…”, “Sandcastle”, “Spanish boots”, “Rouge”, “All my wandering”, “I don’t know who you are”, “Nobody will cross it”. Non mancano echi dalle atmosfere dei Pink Floyd (“Tonight the moon…” e “Rouge”, ad esempio), con qualche brano apparentemente tranquillo in mezzo ad altri con più “tiro” (come “Nobody will cross it”). Musicalmente, comunque, l’ascolto regala la conferma che chitarra, basso e batteria sono sufficienti per fare un mare di buona musica. E al tempo stesso smentisce quell’aggettivo che i tre musicisti hanno scelto per il nome del loro gruppo: “arrugginiti?”, per nulla.