Tanti ombrelli di tutti i colori e la bandiera della pace per ricordare, questa mattina (sabato 1° febbraio) a Borgo San Dalmazzo, la figura di Giovanni Lovera a 80 anni dalla morte. “Nonostante la pioggia – dice Maddalena Forneris, presidente della sezione Anpi Borgo e Valli e nipote di Lovera (che era il fratello di sua mamma Costanza) – ci siamo ritrovati per riaffermare i valori dell’antifascismo e del pacifismo, con l’orgoglio di ricordare una figura fulgida della lotta di Resistenza”.
Alla commemorazione, svoltasi in corso Mazzini nei pressi de cippo-ricordo, erano presenti anche l’altro nipote, Giancarlo Lovera, i parenti e, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, l’assessora Michela Galvagno.
I fatti di quel tragico 1° febbraio 1945 sono stati rievocati dal direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, Gigi Garelli.
Quel giorno, Giovanni Lovera, ventenne partigiano della formazione Saben, passò da casa, a Tetto Turutun Sottano, per un saluto alla mamma. La sua presenza venne denunciata da una spia alla polizia militare fascista. Catturato, Lovera tentò di fuggire ma venne falciato da una raffica di mitra. Il suo corpo, legato per i piedi a una camionetta, fu trascinato fino alla piazza centrale di Borgo. Qui un ragazzo, Giovanni Civallero, venne obbligato a sedersi sul cadavere sfigurato e cantare il testo di una canzone partigiana che gli era stato trovato in tasca.
(Foto: per gentile concessione Edgardo Filippi)