Mentre la Regione – per quel che compete i parametri di eleggibilità – ancora nicchia e si prende due mesi di ulteriore “riflessione”, in valle Po quello che sarà il futuro presidente del Parco del Monviso assume piano piano ma sempre più i lineamenti di Marco Dastrù, da Revello, di professione avvocato che si è occupato e si occupa, prevalentemente, di diritto civile e che, dal 2012 è mediatore delle controversie civili e commerciali, 59 anni domenica 2 febbraio.
Il nome di Dastrù è sicuramente quello in pole position. Ad appoggiarlo con forza c’è il presidente del Bim e vicesindaco di Paesana Marco Margaria, forte della vicinanza con l’assessore alla montagna Marco Gallo (cui dovrebbe competere la designazione).
Dastrù inoltre ha la possibilità di approfittare del venir meno dei nomi forti sia di Elisa Tarasco, le cui velleità sono state invece spazzate vie da un’inchiesta per corruzione elettorale, che di Danilo Rinaudo, presidente dell’Ascom saluzzese e neo-eletto vicepresidente degli albergatori della Granda.
Hanno meno forza almeno dai riscontri da parte dei sindaci chiamati ad indicarli a Ciri, Gabriele Donalisio in giunta a Pagno, e la riconferma del presidente uscente ed oggi commissario del Parco Dario Miretti.
Il nuovo presidente dovrà incarnare “comprovata competenza” ed essere nominato “nel rispetto del criterio della rappresentatività territoriale”, e percepirà annualmente un’indennità di carica lorda pari ad un sesto dell’indennità annuale lorda spettante ai consiglieri regionali”: 10 mila euro più le spese di trasferta sostenute per partecipare alle seduta del Consiglio.