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Giovedì 30 gennaio 2025

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L’ombra di un’estorsione aggravata dietro il suicidio dal viadotto

Era vittima di truffa e ricatto il 39enne che nell'ottobre 2019 si tolse la vita lanciandosi nel vuoto

Cuneo

La Guida - L’ombra di un’estorsione aggravata dietro il suicidio dal viadotto

Ci sarebbe l’ombra di una estorsione aggravata dietro la morte di Alessandro Ghinamo, il 39enne che la notte fra il 19 e il 20 ottobre del 2019 si tolse la vita gettandosi dal viadotto Soleri dopo aver trascorso la serata al karaoke in un locale di Morozzo.
Dopo gli appelli lanciati dalla famiglia e dagli amici nel corso della domenica, il suo corpo venne ritrovato nella giornata del 21 ottobre. Accanto a lui c’era il borsello con il cellulare e proprio a partire dall’analisi dei dati che vi erano contenuti, la Squadra Mobile della Questura di Cuneo ricostruì la tragica vicenda che l’uomo aveva vissuto nel corso degli ultimi dieci mesi.
Sulla chat di Messanger gli inquirenti avevano trovato la conversazione con una donna che diceva di chiamarsi Francesca di Marzio e di appartenere all’Arma dei Carabinieri che gli intimava di eseguire alcuni pagamenti altrimenti per lui sarebbe scattato l’arresto. Gli era stato fatto credere che quei soldi servivano ad un’altra donna, tale Angela, ricoverata in ospedale per una serie di accertamenti sulla sua fertilità, un profilo chiaramente falso con il quale l’uomo doveva aver instaurato un qualche tipo di relazione pensando forse ad una possibile relazione futura e ad una famiglia da costruire insieme.
Nell’arco di quei dieci mesi, l’uomo invalido civile all’85% con un deficit cognitivo, aveva eseguito 26 ricariche sulla carta Postepay che gli era stata indicata dalla Di Marzio e che in realtà era intestata a R.C. all’epoca dei fatti 22enne residente a Raccarainola in provincia di Napoli, imputata insieme al compagno 26enne M.M. per i reati di estorsione aggravata e morte come conseguenza  di altro delitto. Ventisei ricariche della carta Postepay per un totale di 4.142 euro, con gli ultimi due pagamenti eseguiti il 14 e il 17 settembre. Dalla chat con questa Francesca risultano altre richieste di denaro anche ad ottobre, altri 500 euro che però l’uomo non voleva pagare, anche perchè la mamma aveva iniziato a chiedere spiegazioni di quei cospicui prelievi dal conto su cui anche lei aveva firma. È proprio nel momento in cui l’uomo inizia a resistere alle richieste di denaro, ormai consapevole che si tratti di un ricatto, che la sua interlocutrice inizia a minacciarlo di arresto se non avesse eseguito altri pagamenti da 500 euro, “ti do tempo fino al 27 ottobre per i 500 euro – si legge nella chat  – dopo c’è la carta d’arresto”.
Dalle analisi del traffico telefonico dell’imputata risulta che il compagno fosse pienamente consapevole e complice dell’estorsione, “è a lui – ha riferito in aula l’ispettore superiore Mirella Faraco  – che la donna invia un messaggio chiedendogli di controllare quanto c’era sulla carta e alla sua risposta che c’erano 200 euro, la donna si chiede perchè, dato che il versamento doveva essere di 250 euro e con il compagno parla di carta d’arresto, lo stesso termine usato con il Ghinamo. È sempre a lui che la donna chiede di creare un altro profilo Facebook falso per contattare Ghinamo”.
In una delle ultime conversazioni l’uomo si dice disperato, di non riuscire proprio a pagare ancora e dall’altra parte continuano invece le richieste incalzanti di denaro e le minacce.
Il processo è stato rinviato al 19 marzo per ascoltare gli altri testi di accusa e difesa.

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