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Domenica 26 gennaio 2025

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Oggi la Parola si compie

Il compimento nelle nostre orecchie delle Scritture è una narrazione che continua in noi

Cuneo

La Guida - Oggi la Parola si compie

Di sabato, nella sinagoga, dove il popolo dei credenti si raduna per mettersi in ascolto delle Scritture e rinnovare così la sua alleanza con YHWH, Gesù entra e s’imbatte in una pagina delle Scritture ebraiche e legge un passo del libro del profeta Isaia dove si parla di un «lieto annuncio» rivolto ai poveri.
Il leggere da parte di Gesù quel testo della tradizione, è significativo nel dire che probabilmente ogni vero maestro è sempre un ermeneuta, utilizza il passato per comprendere il presente. Nemmeno l’esperienza spirituale più intima, quando la comprendiamo e comunichiamo, può prescindere dalla cultura: è necessario dialogare con essa, metterla in discussione, rinnovarla affinché abbia vita.
Questo è un pungolo per noi che raramente ci confrontiamo con la cultura, che preferiamo il tepore dei nostri ambienti per non incontrare domande difficili o compromettenti, dove nessuno mette in discussione il nostro punto di vista.
E in quel luogo e in quel giorno, nella sinagoga a Nazaret, Gesù comprende che il protagonista di ciò che sta leggendo è lui. Ciò che era successo, ripetendolo, acquisiva nella sua vita un nuovo significato, una dimensione inaspettata.
«Oggi – dice Gesù – queste cose sono realtà, questa scrittura si è compiuta».

La meta di ogni lettura comunitaria o personale della Scrittura è arrivare a pronunciare un oggi, o meglio giungere ad ascoltare la parola «oggi», cioè immettersi in quella storia di salvezza che le Scritture narrano, divenire protagonisti di quella storia. Il compimento nelle nostre orecchie delle Scritture è proprio questo: una narrazione che continua in noi.
Un altro esito dell’ascolto delle Scritture è giungere a tenere i nostri occhi «fissi» su Gesù.
Non è scontato che una comunità credente tengo lo sguardo fisso sul Maestro. Si possono fare molte cose, anche belle e degne, ma la fede in Colui che compie in ogni oggi le Scritture può rimanere un po’ sullo sfondo.
In relazione al testo di Isaia, Gesù evita esegesi in senso stretto o spiegazioni morali. Non dice ai presenti che cosa debbano fare, parla piuttosto di sé definendo la propria identità e, a partire da questa, la propria missione.

Il Maestro rivela che parlare di consolazione è anche un intensificare il messaggio sociale, correggendo ogni pratica religiosa che non tenga conto dei poveri e degli ultimi; ma questo crea una reazione dei presenti non facile da interpretare. Prima del rifiuto c’è un momento in cui pare di avvertire che l’uditorio stia col fiato sospeso in un gioco di sguardi. Sarà poi Gesù ad aggravare la situazione, al punto che non tornerà più nella città della sua infanzia.

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