Domenica 26 gennaio viene celebrata la Giornata del Seminario per sensibilizzare le comunità sul Seminario Interdiocesano di Fossano e sul cammino formativo dei seminaristi. Il tema di quest’anno è ripreso dal testo di Neemia: “Tutto il popolo tendeva l’orecchio”.
Come di consueto all’inizio dell’anno nuovo le comunità parrocchiali delle quattro diocesi della provincia di Cuneo condividono la domenica del Seminario. Giornata dedicata alla preghiera per le vocazioni alla vita sacerdotale e per accompagnare i giovani che presso il Seminario Interdiocesano di Fossano svolgono il proprio cammino di formazione.
Sono 6 i seminaristi che frequentano il Seminario Interdiocesano di Fossano, dove si stanno preparando per diventare sacerdoti.
I seminaristi della diocesi di Cuneo-Fossano sono in tutto tre: Alessandro Daniele, 24 anni, è al quinto anno di formazione; Kevin Melis, che ha 28 anni si trova al terzo anno; Gianmichele De Conno, 30 anni, sta frequentando il secondo anno.
Poi, Nicolò Bellino, di 25 anni, appartenente alla diocesi di Mondovì, frequenta il sesto anno di studi, e Alessandro Testa, di 23 anni, proveniente dalla diocesi di Saluzzo, è anch’egli al terzo anno. Infine, Bonaventure Ngake, 23 anni, della diocesi di Bangassou, nella Repubblica Centrafricana, è al secondo anno di studi.
Ai seminaristi sono state poste due domande.
Nel cammino del Giubileo papa Francesco ci invita ad essere “pellegrini di speranza”; cosa significa per te oggi vivere la speranza?
Per Nicolò, “è una delle sfide più difficili: occorre superare la tentazione di fissarsi sui segni negativi del nostro tempo per riscoprire la fiducia nel Signore, che guida la Chiesa.” Alessandro Daniele parla di “abitare la speranza” come un “invito a vivere la vita in modo semplice, curando il bene e lasciandosi guidare dalla fede”. Per Kevin, “la speranza è Cristo stesso: chi sta fermo non spera. Chi spera è in cammino, portando ogni giorno Gesù Cristo nelle nostre buone opere”. Anche Alessandro Testa sottolinea la dimensione dinamica della speranza, che “implica camminare ogni giorno con uno sguardo proteso verso il futuro, testimoniando con la fede che il bene vincerà, che la luce è più forte delle tenebre e che l’amore ha l’ultima parola”. Gianmichele evidenzia come “è la virtù capace di riportare l’uomo verso la vera realizzazione della propria esistenza ed alla fonte originaria della felicità”, “nei momenti più oscuri, continuamente ci addita il fine della nostra fede e del nostro pellegrinare” che è Gesù. Infine, Bonaventure la descrive come “fiducia nella bontà e misericordia di Dio, anche nelle situazioni più difficili e incerte”.
La Chiesa in questi anni sta vivendo il Sinodo, cosa significa per te un cammino ecclesiale condiviso?
Per Nicolò, “è sinonimo di Chiesa: significa dialogare, comprendersi, aiutarsi, camminare uniti verso il bene comune che è l’annuncio del Vangelo”. Alessandro Daniele lo vede nel segno del camminare insieme, avendo “pazienza di conoscersi, aspettarsi, rispettarsi, immaginare progetti comuni”. Kevin richiama l’urgenza di “tradurre il parlare in passi concreti nelle realtà diocesane e parrocchiali, perché dove si lavora insieme i frutti si vedono”. Alessandro Testa lo considera “un’esperienza di ascolto reciproco e di dialogo sincero, che abbatte muri e costruisce ponti, trovando modi nuovi di dire la tradizione della Chiesa.” Per Gianmichele “essere Chiesa vuol dire essere comunità”, è “riscoprire la vocazione comunitaria della Chiesa, che è un corpo composto di molte membra, ognuna necessaria per la riuscita del tutto”. Bonaventure conclude ricordando che “un cammino condiviso è partecipazione attiva, ascolto reciproco, condivisione delle responsabilità e accoglienza, affinché ogni membro della Chiesa svolga il proprio ruolo unico e prezioso”.