Il mondo intero guarda con apprensione alle prime azioni del nuovo presidente Trump determinato a riportare l’America all’età dell’oro. Qualunque cosa si intenda per “età dell’oro”, sappiamo fin d’ora che non sarà per noi ma per la sola America. Noi (il resto del mondo) ci dovremo accontentare di quello che resterà. Più realisticamente vedremo di giorno in giorno quali ne saranno le traduzioni e gli effetti concreti.
Ma tutto questo appartiene alla politica, alla geopolitica e alle sue logiche di potere che decidono i destini dei popoli e gli equilibri del mondo.
Personalmente, quello che più mi ha colpito e mi interroga nel profondo appartiene ad un’altra sfera.
È il Trump che si presenta come l’uomo di Dio. Dio – ha detto e ripetuto in molte occasioni e anche nel discorso di insediamento del 20 gennaio – lo ha salvato dall’attentato in Pennsylvania perché lui è il chiamato a “rifare grande l’America”. Forse è questa affermazione a rivelare più di ogni altra la sua visione di sé e del mondo. La convinzione che per questo progetto – rifare grande l’America – Dio abbia deviato i proiettili a lui destinati salvandogli la vita.
Lungi da noi dubitare che nella vicenda possa esserci lo zampino della provvidenza, i cui disegni restano imperscrutabili.
Tuttavia viene da chiedersi se si tratta dello stesso Dio che non ha deviato i proiettili che hanno ucciso migliaia di bambini palestinesi, né le armi di Hamas che hanno ucciso i ragazzi israeliani. Lo stesso che non ferma proiettili e missili che da quasi tre anni spianano l’Ucraina uccidendo centinaia di migliaia di civili. Che non ferma i terroristi, islamici e non, le guerre e gli stermini di massa che insanguinano ogni angolo del pianeta.
In realtà si tratta di un concetto antico come il mondo, tanto caro a monarchi, zar e imperatori di tutti i tempi, ai regimi teocratici, anche ai crociati: la certezza di avere Dio dalla propria parte per combattere nel suo nome e sottomettere o anche annientare tutti quelli che osano resistere.
Com’è che questa immagine di Dio ritorna prepotentemente proprio oggi, nell’era della tecnologia più avanzata, ma anche delle disuguaglianze ormai incolmabili tra poverissimi e ricchissimi, nella stagione delle libertà più sfrenate in occidente e delle repressioni brutali in buona parte del resto del mondo, nello stato di crisi delle chiese e delle democrazie?
Bisognerà studiarlo e conoscerlo meglio questo Dio cui si appellano Trump e i suoi fedeli. Confrontarlo con il Dio che più conosciamo e frequentiamo, quello rivelato da Gesù di Nazareth e che dalle pagine del suo vangelo, sembrerebbe raccontare un Dio piuttosto diverso, che ama tutti gli uomini e non odia nessuno, che accoglie e non respinge, che salva e non condanna. Padre di tutti, patrigno di nessuno.
E da questo confronto ci toccherà trarre qualche spunto utile per la nostra fede, poca o tanta che sia.