Nel Parco delle Alpi Marittime sono presenti 2.284 camosci, 1.434 in quello del Marguareis: è il risultato del monitoraggio della popolazione di camoscio nei due Parchi naturali gestiti dall’Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime, realizzato nel mese di ottobre 2024 dal personale di vigilanza, coadiuvato dal servizio tecnico e da alcuni studenti. Per le Alpi Marittime si tratta del numero più basso osservato dal 1983, anno di inizio del monitoraggio.
Il metodo utilizzato è quello del “block count” (conteggio a vista su area parcellizzata) che consiste nel conteggio degli animali osservati da operatori localizzati in postazioni fisse o in movimento su percorsi stabiliti.
“In entrambi i Parchi – si legge in un comunicato – i conteggi si sono svolti in condizioni tali da non favorire l’osservabilità degli animali: temperature miti, pressochè totale assenza di neve anche a quote elevate, giornate di brutto tempo e scarsa visibilità. Le continue piogge hanno reso diversi torrenti tanto impetuosi da impedire l’accesso ad alcune zone. In questi casi il conteggio si è svolto da distanze tali da ridurre la probabilità di individuare gli animali e determinare sesso e classe d’età di quelli osservati (28,90% di indeterminati nel Parco Alpi Marittime, 46,16% nel Parco del Marguareis).
Queste condizioni hanno verosimilmente portato a una sottostima della popolazione di camoscio in entrambi i Parchi.
Al di là del dato del singolo anno che è sicuramente caratterizzato da una sottostima del numero di camosci, la popolazione delle Alpi Marittime ha subito un drastico calo nel 2009 a causa delle copiose nevicate dell’inverno 2008-2009 e dell’epidemia di cherato-congiuntivite, una malattia che influisce sulla vista degli animali che aveva colpito la specie in quel periodo; alla repentina diminuzione non è però seguita un’altrettanto rapida ripresa.
Una diminuzione della consistenza delle popolazioni di camosci non sembra però interessare solo il Parco delle Alpi Marittime: altre aree alpine hanno infatti registrato un trend simile.
Ad eccezione di eventi straordinari che possono spiegare cali repentini degli effettivi nelle aree interessate, le cause di un calo così generalizzato sono tuttora oggetto di studio”.
Foto G. Cavagnino