Chissà se il professor Boccaccini quando, fresco di assegnazione al Regio Liceo “Pellico” di Cuneo, cominciò a scrivere le sue “annotazioni di botanica”, pensava di consegnare ai futuri studenti uno strumento ricco non solo di preziose potenzialità didattiche, ma anche di risvolti formativi? Era il 1877 e aveva appena catalogato un Hypericum perforatum, Iperico per i meno avvezzi alla scienza, ma cono- scitori delle sue proprietà fitoterapeutiche.
È il primo “reperto” di un erbario che alla fine conta 18 volumi frutto di ricerche botaniche svolte spesso in città o lungo il corso di Gesso e Stura. In tutto sono raccolte 690 specie catalogate in 927 fogli.
Un lavoro che ora il Liceo cuneese ha valorizzato in questo prezioso volume che non si ferma all’erbario. Oltre a una parte che illustra il variegato patrimonio di collezioni scientifiche dell’Istituto, che va dalla botanica alla mineralogia, alla zoologia con un migliaio di animali imbalsamati, ci sono ampi spazi per uno sguardo sulla città. Gli esemplari di vegetali catalogati offre infatti l’occasione per conoscere alcuni angoli di Cuneo sul finire dell’Ottocento. La pretesa non è di carattere storico, ma serve per inquadrare urbanisticamente le specie oggetto di catalogazione.
Guardare al luogo di raccolta è anche un invito per l’oggi ad aprire gli occhi sui marciapiedi, nelle piazze, nelle crepe dei selciati di cui l’erbario sembra ricordare la vitalità. Quelle che per i più sono indistinte erbe, per il botanico è testimone di vita.
Per questo è da considera- re con attenzione la premessa metodologica. Non si tratta soltanto di dare conto dei passaggi mediante i quali docenti e studenti hanno organizzato il proprio lavoro sull’erbario. Senza perdere di vista l’orientamento didattico dell’attività, i curatori sottolineano che per gli studenti si è trattato di un’esperienza singolare “entrando in contatto, attraverso il manoscritto, di un mondo manuale, fatto di osservazione, di riflessione, si potrebbe dire di “lentezza” rispetto ai nostri giorni”.
È la scoperta di una metodologia di ricerca che valorizza tecniche di studio inusuali, non per questo meno valide, per l’oggi. Il richiamo alla “lentezza” pare anacronistico, eppure dice la pazienza della ricerca, dello studio, della catalogazione, la cura nel preparare le cartelle, nel fissare scrupolosamente i “reperti” alle pagine. Non a caso i curatori parlano di “sfida” nell’accingersi a simile operazione di riscoperta di un lavoro che ha consentito dopo più di un secolo di usufruire ancora di questa produzione scientifica. Così l’attività didattica va oltre le specifiche competenze tecniche e conoscenze acquisite arricchendosi di valore educativo e formativo.
Un erbario, un Liceo, una città
Dario Olivero, Fulvia Giannessi, Renzo Salvo, Angiola Bono, Alessandro Parola
Primalpe
32 euro