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Mercoledì 1 gennaio 2025

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Acqua, cielo e terra tutto l’azzurro che c’è

Elisa Nepote è nata nel 1985 a Savigliano è un'artista che crea opere che appaiono solo apparentemente monocrome

Savigliano

La Guida - Acqua, cielo e terra tutto l’azzurro che c’è

Elisa Nepote è nata nel 1985 a Savigliano. Ha conseguito il Diploma Accademico di primo livello in Arti visive e discipline dello Spettacolo all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Attualmente frequenta il biennio specialistico in pittura presso Accademia di Belle Arti di Brera Milano. Ma ha lavorato anche nello studio dello scultore Fabio Viale e in diversi laboratori di restauro, design, arredo e moda. Vive e opera a Milano. Il tema principale della sua opera è il colore e il colore blu quello del cielo e dell’acqua, ma la sua ricerca sul colore non si ferma all’emotivo e al materico ma ben oltre. Nel suo studio milanese ci sono studi, tele, panni e fogli, pennelli e tubetti di colore, tutti rigorosamente intrisi di variegate tonalità del blu. Ha abbandonato una produzione figurativa, incentrata sui volti, in bilico tra suggestioni classiche, influenze underground e desunte dal mondo dei tatuaggi, per mettere sotto esame il fenomeno del colore blu.

“Acqua, Cielo e Terra. Elementi che ci contengono, ma che ci aprono ad orizzonti inediti nel momento in cui si fondono – scrive – La mia ricerca scruta il loro incontro. La mia pittura volge uno sguardo al cielo, ma si colloca anche tra le sponde del mare e la terra.  Frame cromatici catturano quell’abbraccio tra azzurri intensi o quasi polvere, celesti e verdi-acqua. È un’ode in alla bellezza del mare, alla sua vastità e ai suoi misteri, che a riva sembrano raggiungibili, governabili. Incontri sacri generativi, animati e primordiali tra terra ed acqua. Alla base del mio viaggio pittorico c’è lo studio sul colore blu in epoca antica. C’è il significato simbolico, filosofico e magico che questa famiglia cromatica ha avuto in epoche remote, quando ai colori si pensava in altro modo e diversa era la concezione stessa di colore, ma già veniva associata alla dimensione Divina, Trascendente. L’osservazione della consumazione della materia di certi reperti funerari dell’Antico Egitto che vantano e generano questo smisurato insieme di  varianti di colore ha suscitato in me il desiderio di inoltrarmi in questo percorso, tra le polveri di minerali come l’azzurrite, la malachite e i lapislazzuli. Mi affascina pensare che queste tonalità di colore provengano da oggetti ad uso funerario,  che dopo essere stati sepolti nella totale oscurità, siano stati rinvenuti con colori così intensi, così potenti. Colori che non assumono il concetto di Morte, ma il suo contrario: Rinascita, Vita. Questi azzurri che porto sulle tele sono la mia visione di come dal mondo delle ombre  possa germogliare un nuovo universo,  una cosmogonia di colori, un grembo azzurro dal quale tutto può ancora nascere ed evolvere”.

“Le sue opere – scrive Jacopo Suggi  – appaiono solo apparentemente monocrome, perché come ci si avvicina si nota un’infinita varietà di gradazioni, di texture e di segni grafici che movimentano le superfici, creando movimenti sempre diversi, talvolta rasserenati altre volte più impetuosi. Queste lavorazioni danno origine a imprevedibili effetti percettivi solleticando diverse temperature emotive. Le opere che realizza trasudano grande disciplina e attenzione alla sperimentazione, e benché potremmo credere nascano da una certa dose di impulsività e dell’imprevedibilità del caso, sono invece precedute da molteplici studi e da calibrati bozzetti, che vengono tradotti in dipinti finiti solo quando soddisfano l’artista. Questa meticolosità si legge anche nel suo spazio creativo: il suo studio infatti rammenta tanto un laboratorio di un alchimista, quanto quello di un restauratore: sul suo banco da lavoro sono disposti numerosi appunti, formule, scale cromatiche, e poi i materiali della sua creatività, pennelli e spatole di vario genere, i barattoli di colori acrilici, gli spray e gli inchiostri. Al momento ha infatti scelto di non confrontarsi con la pittura a olio, che non le garantirebbe le medesime intensità, ma preferisce sondare questi colori più nitidi e corposi.

Nelle sue opere è spesso presente una dimensione ultraterrena, frutto della fascinazione dell’artista per il legame tra il colore blu e l’aldilà nella civiltà egizia, in cui la morte, al contrario di oggi, veniva percepita come una nuova realtà, scevra dalla componente luttuosa e morbosa”.

“Entrare in contatto visivo – scrive Enrico Perotto – con le tele di Elisa Nepote significa sottoporre il nostro sguardo a determinate sollecitazioni psicologiche, che ci portano a interagire con le immagini mentali astraenti della giovane artista, con la sua fascinazione per la storia sociale e la profondità simbolica del colore blu, che nel tempo ha acquisito un significato sempre più trascendentale. Elisa persegue il collegamento ideale e pregnante dell’acqua al cielo, lasciandosi attrarre dal sopraggiungere dell’inatteso e dalla contemplazione mistica dell’infinito. La sua ricerca attribuisce alle espressioni tipiche delle “ombre di mezzanotte” (Philipp Ball) una precisa valenza psichica, che trasfigura l’eco degli ambienti naturali, marini e lacustri, in una vibrazione fenomenica dalle molteplici sfumature, rendendo la superficie dei suoi dipinti modulata da dinamiche vitali e da uno slancio verso l’”oltre”.

Ha già al suo attivo molte mostre collettive: 2011 – ​The Third Floor: FreeSpeach Zone, IUCSA, Torino, curata da Francesca Berardi; 2016 –  Segni 20×20, Bohom Fine Art Torino, curata da Alessandro Novazio; 2022 – Artisti per la Pace e per il Lavoro, Palazzo Trivulzio Brivio Sforza, Milano, curata da Giulia Ferrando e Alessio Croari; 2023 – Con-relazioni, Palazzo Broggi, Novara, curata da Mattia Peruzzo, Mirabilis, Palazzo Meravigli 2, Milano, curata da Alberto Mattia Martini, Marco Casentini e Dany Vescovi, SummerStorm – espressioni emergenti, oltre i confini dell’Accademia, Galleria Bonelli, Milano, curata da Marco Casentini, Dany Vescovi e Alberto Mattia Martini; 2024 – Sguardi III, ProgettoArte Elm, Milano, Curata da Marco Casentini e Dany Vescovi. Mostre bipersonali: 2024 – Into The Blue, Corals Gallery, Milano, curata da Greta Zuccali.

Alcune su opere sono visibili alla mostra, prorogata fino al 26 gennaio, “Scene da un mondo (ir)responsabile 3” collettiva di artisti contemporanei nell’ambito della rassegna grandArte 2024 a cura di Giacomo Doglio, Enrico Perotto e Giuseppe Formisano presso Palazzo Lucerna di Rorà già Oreglia di Novello. Insieme a opere di Daniele Aletti, Stefano Allisiardi, Paolo Basso, Michele Bruna, Giovanni Buoso, Guido Giordano, Bruno Giuliano, Daniela M. Guggisberg, Angela Guiffrey, Margherita Levo Rosenberg e Michelangelo Tallone. Sabato 15/18 e festivi 10/12 e 15/18.

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Elisa Nepote, Fondo lago, 2023, Acrilico, inchiostri e vernice spray su tela, 105x95 cm

Elisa Nepote, Fondo lago, 2023, Acrilico, inchiostri e vernice spray su tela, 105×95 cm

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