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Sabato 28 dicembre 2024

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Nel buio, una luce di speranza

Il Natale è il segno luminoso di una salvezza donata a chi ne è incapace

Cuneo

La Guida - Nel buio, una luce di speranza

Natività del Signore

Alcune settimane fa ho avuto modo di vedere, presso il museo di sant’Ambrogio a Milano, un presepe di cui sapevo l’esistenza. Un presepe che illuminò la notte di Natale del 1944 nel lager nazista di Wietzendorf.Per realizzare quell’opera d’arte, vennero usati degli attrezzi di fortuna: un coltellino tascabile, un paio di forbici, alcuni aghi, il cardine di una porta trasformata in martello. In quel luogo si poteva lavorare solo quand’era buio. Allora, per avere le candele che illuminarono il tavolo di lavoro, quelli della baracca rinunciarono ad una parte della razione di 15 grammi di margarina e così un gruppo di ufficiali italiani prigionieri, fece «nascere»Cristo in quel lager. Ognuno donò quello che aveva: il tenente Bianchi un fazzoletto di seta per vestire Gesù; per i pantaloni di un magio si usò la calza della Befana che i figli avevano inviato al capitano Gamberoni; il tenente Zimaglia diede il pizzo che ornava il suo fazzoletto per il manto della Madonna; il manto rosso di un magio era il pezzo di una bandiera italiana; per il pelo dell’agnello si usò la fodera del pastrano del capitano Bertolotti di Como. La stella cometa, un intreccio di filo spinato. Ogni pezzo di tela, latta e juta ricorda un uomo, un frammento di storia scritta su un campo di battaglia.Il reduce Tullio Basaglia disse che quel presepe «portò in mezzo a quella moltitudine un’ondata vivificante di gioia. Nessuno dimenticò la Messa della notte di Natale celebrata ai piedi del presepe. Una grande bandiera tricolore, custodita dal cappellano don Costa, faceva da tovaglia all’altare».Nell’allestimento museale c’è un bue, non quello originale. Dopo 78 anni, infatti, un’associazione culturale di Wietzendorf, venuta a conoscenza della vicenda, ha voluto offrire alla basilica dei milanesi la figura mancante, modellata da un’artista contemporanea, come gesto di amicizia e di pace.Perché questo riferimento?Perché per molti, anche quest’anno, sarà un Natale vissuto in tempo di guerra: Russia, Ucraina, la Striscia di Gaza, Iran… Pezzi di quella guerra, come ebbe a dire papa Francesco anni fa, che ora si stanno drammaticamente unificando.In proposito, sul tema guerra e arte, l’artista britannico Banksy ha ancora provocato con una sua opera. In prossimità del Natale di quest’anno, tramite i social, ha mostrato, nello stile di un murale, la Madre di Dio mentre allatta il Bambino. Ma quella scena, bella e serena nell’esprimere la maternità, ha segni che la rendono drammatica. Sul seno sinistro c’è infatti un foro arrugginito e il piccolo bimbo, che guarda la Madre con un’espressione angosciata, sembra incapace di nutrirsi. Per molti quell’opera sembra essere un riferimento alla guerra di Gaza nella quale madri e bambini sono brutalmente privati di nutrimento, speranza e vita. Altri vedono in quell’immagine l’invito dell’artista a non distogliere lo sguardo là dove c’è la sofferenza, ovunque essa sia. In quella Madonna ferita c’è il simbolo di tutte le madri del mondo dove l’allattamento è interrotto, dove si tocca con mano la fragilità della vita, la cura negata e la sofferenza dei più vulnerabili.In tali drammatiche situazioni, il Signore continua comunque a venire, a portare la sua presenza in una storia fatta di miserie, di fallimenti, di violenze e di morte. Come scriveva il teologo D. Bonhoffer nel 1933, in un mondo travolto da una guerra che poco tempo dopo non avrebbe risparmiato nemmeno lui: «Cristo nella mangiatoia… Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, vi penetra dentro, sceglie una creatura umana come suo strumento e compie meraviglie lì dove uno meno se lo aspetta… Quando ci sentiamo lontani da Dio, lì egli vuole irrompere nella nostra vita, lì ci fa sentire il suo approssimarsi, affinché comprendiamo il miracolo del suo amore, della sua vicinanza e della sua grazia».Il Signore viene nel mondo indifeso, privo di tutto, nella precarietà, lontano dalle seduzioni del potere e nel nascondimento più grande. Accoglie la nostra umanità, nonostante tutte le sue miserie e meschinità, e porta la sua salvezza.

Il Natale è il segno luminoso di una salvezza donata a chi ne è incapace.

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