La ragazza di Nazaret dialoga con l’angelo. Non è una destinataria passiva, Maria, poiché il suo consenso è necessario perché si realizzi il progetto divino. Quel dialogo non può non esserci per capire e maturare nell’adesione a ciò che le viene chiesto.
È sorprendente che permanga una relazione di parole tra Dio e l’uomo anche quando fin dall’inizio la storia della salvezza è drammaticamente segnata da una rottura.
Nelle parole che Dio rivolge all’uomo e alla donna nel racconto delle origini, rimangono misteriosamente uniti la sofferenza di una fiducia tradita e il desiderio di continuare una relazione di alleanza. L’inimicizia, infatti, sarà con il serpente, cioè con chi vuole impedire il riproporsi di una nuova alleanza.
Due dialoghi lontani e diversi quelli narrati nel racconto di Genesi e nell’evangelo secondo Luca, ma entrambi segnati dalla nostalgia di un Dio che cerca nell’uomo un volto in cui riflettere tutta la sua bellezza e la sua misericordia, che non si rassegna a perdere la sua creatura più preziosa, che va incontro all’umanità con volto amico.
«Dove sei?»: una domanda che brucia come una ferita nel cuore dell’uomo che la ode, ma che gli permette di riprendere il cammino, faticoso e doloroso, alla ricerca del volto di Dio.
«Dove sei?»: qual è il luogo in cui tu hai scelto di abitare nella libertà? Dove ti ha condotto il cammino che hai intrapreso? L’uomo ha cercato il volto di Dio, si è collocato con umiltà davanti al suo sguardo, ha accettato che solo l’Altissimo poteva dargli un luogo dove dimorare, oppure ha preteso di invadere la dimora stessa di Dio e sostituirsi a lui?
«Dove sei?… Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura e mi sono nascosto».
La risposta di Adamo è la risposta dell’umanità che non sa più dove si trova: ha cacciato Dio dalla propria vita e ora è senza fissa dimora, fugge, non riesce più a collocarsi e a leggersi in uno spazio regalato (quel simbolico giardino in cui tutto gli era offerto).
L’unico luogo dove l’uomo pensa di poter ricevere sollievo è quello in cui cerca di nascondere il suo volto e la sua nudità. Perdendo la vicinanza con Dio, l’uomo ha perso anche la vicinanza con se stesso.
«Dove sei?»: con quella domanda Dio continua a chiamare l’uomo a sé.
Finché, in una casa della Galilea, questa domanda riceve la risposta attesa: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
La risposta di un’umanità libera, che ha accolto la propria povertà/nudità e l’ha collocata davanti a Colui che ha la delicatezza di avvolgere con il suo sguardo di compassione tutto ciò che l’uomo sente come fragilità e debolezza.
«Dove sei?… Eccomi»: è la risposta di chi non teme più nulla, di chi si presenta davanti a Colui al quale nulla è impossibile; la risposta di chi accetta un cammino di obbedienza a quella parola che, sola, conosce il mistero dell’uomo e richiede la radicalità della fede.
«Dove sei?… Eccomi».
Il sì di Maria è quello di chi accetta di stare vicino a Dio così come si è, assumendo in pieno la propria libertà, sapendo che tutta la propria esistenza è oggetto di pura grazia; e stando vicino all’Altissimo, in questo luogo, e non altrove, scopre la pace.
Maria non ha paura di udire la voce del messaggero divino: «Dove sei… Eccomi sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai detto».
Immagine: Gigino Falconi, Annunciazione