La memoria è il filo conduttore di molti dei racconti raccolti nell’antologia ormai da anni pubblicata da Primalpe riunendo gli scritti inviati in risposta al concorso bandito l’anno scorso.
Una memoria che ripercorre gli anni passati, guidata spesso da un pizzico di malinconia, altre volte dall’affetto. La pagina scritta appare consapevole di essere depositaria del senso della vita, delle relazioni che si intrecciano, di immagini dal sapore antico. Esemplare l’immagine dell’“armari antich” che, portato in cantina con un destino segnato e aperto per curiosità, riserva sorprese.
I lavori che scandivano le giornate fanno tutt’uno con le persone che li svolgevano e hanno lasciato negli autori un tesoro di sentimenti. La montagna è l’ambiente in cui si muovono questi ricordi. Una montagna in cui bisognava usare mani e piedi: le prime per lavorare, perché i grandi cambiamenti meccanici tardavano ad arrivare, i secondi per raggiungere i campi.
La nostalgia si declina anche come “magone” allorché si fa strada la consapevolezza di un tempo ormai passato. Allora prende forme e figure diverse, dal medico che veniva a casa, ricordo di una relazione già di per sé terapeutica, alla paura della solitudine, che spinge a rinviare la pensione.
Accanto a queste tematiche c’è spazio anche per originali storie che lasciano trasparire una partecipazione personale dell’autore appoggiandosi a suggestioni autobiografiche. Si pensi al dar voce alla bimba che sta per nascere, dal nome che è promessa Letizia, o alla sete di parole di chi la disabilità costringe a trovare modi nuovi per esprimersi, o alla scatola di latta usata come “macguffin”, espediente narrativo per parlare di tutt’altro, o al ripensare all’adolescenza “mondo di incertezze, di sogni finiti e di altri da inventare” col sentimento di un mondo che sta cambiando.
La memoria intreccia la sua melodia con le emozioni anche nella sezione delle poesie. C’è la solitudine di una montagna tradita attraversata dalla storia. La stessa storia ritorna più volte in simbiosi con i ricordi della guerra che “assassina un destino”. Ma c’è spazio per rivisitazioni originali di un presepio, raccontata da due “personaggi” minori come il bue e l’asino, o di alcuni versi danteschi e del Cantico delle creature.
Molte altre emozioni bisogna andarle a cercare con pazienza dietro i versi che fremono di sensibilità. Sono ricordi, ma anche aspirazioni e desideri che chiamano a uno sguardo capace di levarsi verso l’alto, di guardare alla vita con nuove prospettive.
Fondamentale poi è l’uso del dialetto che attraversa ambedue le sezioni. Si costruisce un caleidoscopio linguistico in cui si scoprono inflessioni curiose, varianti poco note. Si deve infine prestare anche alla terza di copertina che ospita quattro immagini in dialogo con altrettanti testi poetici
Sull’antologia appena pubblicata compare anche il bando per l’edizione 2025. La scadenza per l’invio di testi è fissata al 30 aprile.
PRIMALPE DUEMILAVENTIQUATTRO
Autori vari
Editrice Primalpe
euro 12