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Venerdì 29 novembre 2024

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L’edificio ex banca Unicredit in corso Giolitti resta chiuso: “Respinta anche la richiesta di allestire il presepe all’ingresso”

Giulia Marro e Christian Di Nicuolo denunciano lo stato di incuria e abbandono in cui è lasciato il palazzo. Respinta l'ultima richiesta del quartiere di allestire all'ingresso il presepe napoletano nel periodo natalizio

Cuneo

La Guida - L’edificio ex banca Unicredit in corso Giolitti resta chiuso: “Respinta anche la richiesta di allestire il presepe all’ingresso”

Giulia Marro, consigliere regionale del Piemonte, e Christian Di Nicuolo, membro del comitato di quartiere di Cuneo Centro, denunciano lo stato di abbandono e incuria in cui è lasciato l’immobile di Corso Giolitti 34, già sede della banca Unicredit, e l’indifferenza alle proposte di riqualificazione (e pulizia) fatte negli anni al fondo pensionistico di Unicredit di Milano,  proprietario dell’immobile.

“Negli anni scorsi – sottolinea Giulia Marro – con il Comitato di Quartiere e con iniziative personali congiunte, ci siamo confrontati più volte con la proprietà per cercare di trovare soluzioni per dare nuova vita all’immobile, proponendo di utilizzarlo per attività culturali e sociali a favore della comunità. Ma la possibilità dell’affitto non è contemplata e il prezzo di vendita non è di facile accesso, soprattutto non in linea con i prezzi di mercato della zona. La nostra ultima proposta è stata di richiedere la possibilità di allestire, all’ingresso dell’immobile durante le festività natalizie il presepe napoletano che ogni anno viene dato a disposizione da un ex residente del quartiere. Anche questa proposta di utilizzo temporaneo solo di una piccola parte dello spazio proposta è stata bocciata”.

“Abbiamo pensato di proporlo a loro – prosegue Christian Di Nicuolo – offrendoci anche di pulire e sistemare l’ingresso, per installare il presepe tradizionale che ogni anno porta bellezza e solidarietà nel nostro quartiere, ma abbiamo ricevuto un secco rifiuto, giustificato con la burocrazia e la necessità di una scrittura privata che richiede l’approvazione del fondo”.

“L’ennesima risposta indifferente da parte dei proprietari dell’immobile più grande e in stato di abbandono da anni nella zona stazione di Cuneo ci allarma – dicono Marro e Di Nicuolo – Mentre leggiamo le notizie riguardanti l’intenzione di Unicredit di acquisire banche estere, riceviamo una risposta imbarazzante da parte loro in merito a una proposta di uso temporaneo dello spazio, dopo molte altre richieste cadute nel vuoto. Ci sembra assurdo accettare che la stessa banca si stia espandendo in mercati lontani mentre lascia in condizioni deplorevoli un immobile in un quartiere sotto i riflettori proprio per la percezione di insicurezza anche creata dall’incuria. Anche ora che il quartiere “sta meglio” quell’immobile continua ad essere lasciato in totale abbandono, con vetri sporchi, spazzatura accumulata nei vani e nella superficie davanti ai portici. Oltre a non essere un presidio vissuto”.

“Siamo sempre stati accusati di avere un quartiere ‘degradato’ – proseguno – ma chi punta il dito contro alcuni commercianti e alcune persone che frequentano la zona, mai condanna chi lascia gli immobili in stato di abbandono. Gli enti proprietari e le banche continuano a ignorare le richieste di riqualificazione da parte dei residenti. La situazione dell’ex filiale Unicredit di corso Giolitti è l’esempio più evidente di questa mancanza di volontà”.

Questo episodio, che si aggiunge a tanti altri precedenti, è il simbolo di un atteggiamento che, purtroppo, non è isolato. “Le risorse che potrebbero contribuire alla rinascita e al miglioramento del quartiere sono spesso bloccate dalla miopia di chi possiede gli immobili e non ha alcun interesse nel quartiere. Il quartiere non merita di essere trattato come una periferia abbandonata, ma come un centro vivo, in cui i cittadini possano lavorare insieme per un futuro migliore”, concludono Giulia Marro e Christian Di Nicuolo. La loro richiesta è quella di una presa in gestione dell’edificio privato da parte di un ente pubblico “anche temporaneamente nelle more della vendita da parte della proprietà”, o da un’associazione “che possa riqualificarlo e restituirlo alla comunità, affinché diventi un luogo di aggregazione, di cultura e di supporto per le nuove generazioni”.

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