Teresio Polastro vive e lavora a Dogliani e a Torino. È stato allievo di Filippo Scroppo. Ha lavorato come progettista meccanico presso la sede Iveco di Torino. In seguito, la sua attività si è estesa al settore Nuove Tecnologie, con interventi in stabilimenti situati in Francia e in Romania.
L’interesse per l’arte è nato molto presto con la frequentazione di pittori affermati, grazie ai quali ha acquisito le tecniche pittoriche di base. Negli anni ‘70 ha frequentato la scuola-laboratorio di Filippo Scroppo: luogo di cultura singolare per i metodi con cui il Maestro insegnava agli allievi ad esprimersi con un’identità personale. Numerose sono state le mostre personali a partire dal 1972 a Torino, poi con una pausa di quasi vent’anni ancora a Torino e poi a Cherasco, Mango, a Palazzo Loellini di Carmagnola, Salizzo, Dogliani, Alba e collettive tra cui Vienna, all’Istituto Italiano di Cultura. Ha recensito mostre per alcuni settimanali d’arte e ha fatto parte del comitato esecutivo della Galleria d’Arte di Palazzo Lomellini di Carmagnola negli anni ‘90.
“Nelle visioni pittoriche di Teresio Polastro si colgono “indizi, ombre, impronte” – scrive Enrico Perotto – di una tensione formale in bilico tra proiezioni figurali inconsce di luoghi terracquei indefiniti e sovrapposizioni astratte di sfocature, oscuramenti e schiarimenti, che alludono a una spazialità ampia e corrusca. I chiari e gli scuri svelano contrasti di emozioni, trasmesse dal vigore delle pennellate fluide e gocciolanti di colore, steso con gesti rapidi e sciolti. Lo strutturare i dipinti per aggregazione di ritagli irregolari di immagini disgiunte moltiplica i punti di vista immaginari dei paesaggi naturali evocati e li configura come frammenti di ‘quadri nel quadro’. Lo sguardo dell’osservatore può percepire porzioni di ambienti marini o fluviali agitati e limacciosi, oppure allusioni a sommovimenti zigzaganti del tutto fuori controllo della terra. Polastro non ricerca soltanto uno slancio lirico nell’espressione coloristica che defluisce istintivamente dalla propria interiorità; l’artista si pone piuttosto in ascolto dei segnali di disagio che sopraggiungono dalla realtà che lo circonda, avvertendendone i vortici inarrestabili dei cambiamenti in atto, presagi della fine ineluttabile della nostra illusione di poter esercitare il dominio senza limiti delle forze spontanee della natura”.
Per Francesco De Bartolomeis “C’è una sorta di delicata reticenza in molte opere di Teresio Polastro: egli dà indizi, ombre, impronte. In questo modo la pittura libera le cose dai particolari per cogliere l’essenziale. In un’altra direzione di ricerca Teresio si concentra con un senso di rispettosa sorpresa sulle piccole cose comuni, trascurate, che acquistano un misterioso valore. Nei suoi dipinti vivono anche luoghi di memoria e di desideri. E’ l’idea del viaggio. La tipica composizione a riquadri, una sorta di collage pittorico, disloca luoghi, dà in contemporanea lontananze e primi piani, esprime rapporti tra natura e interiorità”.
“Lo scambio degli sguardi col cielo – dice Antonio Musiari – ha indotto Teresio Polastro a scrutare e riprodurre sulla superficie pittorica I capricci della luna, per un gioco di speculare curiosità. Lo spazio polidirezionale, spezzato in inquadrature che guadagnano vortici alle tenebre, accentua la sensazione di instabilità che l’astro lascia incombere, mentre il tacito accordo dei colori alterati incoraggia il dubbio. Contro ogni aspettativa, è forse una minaccia all’incostanza della realtà sublunare, quella che il satellite proietta sulla terra addormentata nei suoi rimorsi.