La formula ormai celebre che invita a visitare un luogo non come turista, bensì come ospite acquista in questo saggio una valenza tutta particolare, certo meno commerciale. L’idea che un luogo parli la lingua delle emozioni e coinvolga anzitutto lo spirito stabilendo una comunicazione che non passa attraverso informazioni, definizioni, numeri, costituisce il terreno su cui maturano queste poche pagine dense di emozioni, appunto.
Ogni luogo stabilisce col visitatore disponibile e sensibile una sorta di sottaciuta alleanza per cui lasciando parlare architetture, colori, suoni e profumi si può cogliere ben più della bellezza superficiale. L’autrice usa infatti un’affermazione che va letta nel contesto del saggio per riuscire a interiorizzare quel che a prima vista potrebbe essere semplice provocazione: dire bello è rifiutarsi “di spingersi un po’ oltre la superficiale osservazione”.
Lo stupore fa da collante alla variegata esperienza di un luogo incrociato anche solo per caso. Senza timore l’autrice fa riferimento alla ricerca alchemica medioevale intorno all’arcano mistero della materia, ad una spiritualità diffusa che può parlare attraverso suggestioni, purché si sappia lasciarsi “risucchiare”. I luoghi sono perciò “baluardi di resistenza spirituale”.
È una disposizione d’animo ben lontana da quella comune, ammette. L’uomo è abituato a disporre dei luoghi, non ad ascoltarli. “Quella a cui si accede è una dimensione altra che condurrà a una conoscenza superiore”, sebbene non abbia le coordinate del concettuale.
Forse è per questo l’autrice si sofferma sempre sull’ingresso ai luoghi. Varcare la soglia appare come un precipitare dolcemente in una visione di forme e dimensioni che scompaginano i piani per consegnare il visitatore al sogno.
Altro che il giardino all’italiana dove la razionalità si fa percorso definito, ordinato secondo schemi precostituiti! È l’altro volto del paesaggio rinascimentale riletto e ricostruito dall’uomo. È il volto che rifugge dal calcolo matematico per affidarsi alla libertà dello sguardo, un po’ ribelle e un po’ sognatore.
È vero: l’autrice fa riferimento a luoghi che per ideazione portano impresso il segno della potenza dello stupore. C’è il parco di Bomarzo, Villa Torlonia e la Casa della Civetta, il salone di Palazzo Schifanoia a Ferrara.
Aggiunge però che, oltre questi luoghi, in realtà “il viaggio è appena iniziato”, cosicché queste pagine sono da leggersi anche come invito a “guardarsi” nei luoghi più impensati e quotidiani lasciandosi guidare da tutti i sensi e, perché no, anche un po’ fantasia.
L’incantesimo dei luoghi
di Valentina Evangelista
Editrice Ediciclo
euro 9,5