Anche i sindacati prendono posizione sulla grave situazione dei carceri piemontesi dopo gli scontri che lunedì si sono verificati al carcere di Cuneo.
“Definire disordini quelli accaduti oggi all’interno della Casa Circondariale di Cuneo è un eufemismo, una riduzione della realtà che non rende giustizia a tutti coloro che ogni giorno lavorano all’interno dell’Istituto e che tentano, con i pochi mezzi a disposizione, di dare risposte e soprattutto cercare soluzioni alle centinaia di problematiche esistenti al suo interno – scrivono Carmelo Castello segretario Fp Cgil Cuneo e Lorena Condò coordinatrice regionale Fp Cgil Dap -. Quando il lavoro si scontra quotidianamente con una realtà in cui il lavoratore è regolarmente offeso, ingiuriato, messo in pericolo, insultato e oggetto di attacchi verbali e fisici ( quali sputi, getti di acqua e urine addosso, donne regolarmente offese con insulti sessisti e con sfondo chiaramente sessuale), l’escalation di aggressività cresce ogni giorno di più fino ad arrivare all’esplosione della violenza proprio come accaduto oggi a Cuneo. Se comprensibilmente tutto ciò non è imputabile all’amministrazione penitenziaria che non può rispondere degli agiti che rimangono una responsabilità sul piano personale, è pur vero che la dignità del lavoro è fatta dalle condizioni del lavoro stesso e questa amministrazione è colpevole dell’assoluta mancanza di risposte ad un fenomeno crescente che ha contorni di emergenza sociale. La risposta che si chiede a questa amministrazione non ha una valenza punitiva ma si intende quell’insieme di strategie, di risorse umane che oggi non ci sono, capaci di comprendere il fenomeno, intercettarlo e arginarlo, in un’ opera innanzitutto di prevenzione piuttosto che di riparazione. Non è assolutamente più accettabile che operatori penitenziari siano essi appartenenti alle forze dell’ordine che civili come educatori, contabili ma anche medici, infermieri, psicologi e chiunque a vario titolo entri all’interno di Istituti per lavorare, debba rischiare la propria incolumità poiché le aggressioni non rappresentano più l’eccezione ma la quotidianità. Di fronte a tutto ciò non si può continuare a rimanere inermi, la situazione è pericolosa, si entra in Istituto con la paura, con l’ ansia, quasi con la certezza che tanto prima o poi accadrà… e tutto ciò che è accaduto a Cuneo ha l’amara consapevolezza della profezia che si auto avvera. Appare inoltre doveroso segnalare che l’amministrazione penitenziaria ha, tra gli altri, il compito di tutelare e garantire la sicurezza dei ristretti che ha in custodia e che sono oggetto continuo di altrettante aggressioni verbali e fisiche da parte dei facinorosi (purtroppo sempre più numerosi) che riescono a metter a ferro e fuoco un intero Istituto, che altro non è che un fazzoletto di terra dove lo Stato dovrebbe stabilire le sue regole. Si chiede all’amministrazione penitenziaria, in qualità di datore di lavoro, un urgente intervento per il ripristino di condizioni lavorative sicure e dignitose per ogni lavoratore e per ogni famiglia che come tutte le famiglie attende il rientro a casa del congiunto”Ri.