Andrea Rinaudo è un giovane scultore italiano di 35 anni, nato a Savigliano che vive tra Torino e Parigi.
Tra gli scultori italiani di ultima generazione è uno dei più originali e interessati alle possibilità aperte dal linguaggio plastico in direzione astratta, non figurativa, ma profondamente organica e connaturata all’uomo e alla natura. La sua ricerca artistica, segnata da una precisa componente strutturale e sintattica, presenta i caratteri di un vero e proprio linguaggio, articolato e sviluppato sempre sul piano della processualità. Usa molti materiali i più diversi, unendo spesso oggetti naturali, dalla pietra al legno, dalla lana alla balle di fineo, a manufatti umani dell’uso quaotidiano prodotto in serie, viti, bulloni, rondelle.
“L’attenzione di Rinaudo – scrive Ivana Multaero – ricade sul processo attraverso cui l’opera si sviluppa nel tempo tramite l’avvicendamento di mutazioni fisiche o chimiche interne alla materia e che sottintendono però mutamenti più grandi e importanti, a volte addirittura di ordine cosmico. I suoi lavori, eleganti e persuasivi, sono fitti di allusioni alla dimensione “sensibile ed etica” della materia e per questa ragione la forma è interpretata come mai definitiva, in continuo movimento. Utilizzando materie prime organiche e inorganiche, gli inerti edili e la conoscenza profonda degli strumenti, le sculture luminose e dinamiche si costituiscono attraverso lo sviluppo di un elemento generativo primigenio – una cannula di policarbonato, una rondella in ferro, un tronco abbattuto da un fulmine. L’artista finisce così per definire una forma pura, di massima pulizia e rigorosità, memore di una eredità minimalista, allontanata però dalla freddezza degli esiti oggettuali ma alimentata ogni volta da una dimensione fisica che la riscalda su principi etici di sostenibilità ambientale e di recupero delle memorie territoriali”.
Decisivi sono stati gli anni di apprendimento compiuti dapprima all’Accademia di Belle Arti di Bologna e in seguito all’Albertina di Torino, durante i quali sperimenta punti di vista differenti, affronta prove con una sensazione di smarrimento tramutata poi in energia positiva e in una sensibilità controllata e a tratti acuta in grado di cogliere le diverse sfumature percettive del mondo, affinate presso l’atelier degli artisti Lucy + Jorge Orta a Parigi e con le collaborazioni nella realizzazione delle performance di Marcello Maloberti.
“È cosa mentale, diceva Leonardo della pittura – scrvie Alberto Zanchetta -. Ma cosa si può dire della disciplina scultorea (senza dover scomodare ancora una volta l’epitaffio di Arturo Martini)? Andrea Rinaudo ri-pensa la scultura a partire dal suo stesso linguaggio, sia esso concettuale e/o formale; sfidando i canoni della tradizione, le opere dell’artista si sottopongono – e sottopongono noi stessi – a un costante interrogativo, che è eterno proprio come i valori durevoli dell’arte. La ricerca/rilettura di Rinaudo ne fa un “problema” da risolvere, ma anche da complicare, a guisa di sfida personale”.
Sono diverse le mostre a cui Rinaudo ha partecipato dal 2007 ad oggi, tra cui “Senza Confini” a Palermo, Paratissima nel 2016 a Torino, “Una frisa di metrallo” a Torino, “Passione Bi-polare” a Venezia nel 2019 e “Riflessioni” a La Castiglia di Saluzzo per grandArte 2022 Help.