Sabato 9 novembre alle ore 16.30 alla Pinacoteca civica Levis Sismonda, a Racconigi, s’inaugura la mostra “La liturgia del segno. Ascendenze, risonanze e visioni atemporali”, dell’artista Franco Giletta.
A cura di Anna Cavallera l’esposizione intende ripercorrere la lunga carriera espressiva di Franco Giletta, dalla quale emerge il suo indiscusso talento segnico e compositivo, attraverso una selezione di una quarantina di opere grafiche e pittoriche, dagli schizzi alle serigrafie, dai disegni alle opere pittoriche di grandi dimensioni , realizzate dall’artista in circa quarant’anni di fervida attività iniziata nel 1984, data del suo primo premio, conseguito in occasione di un concorso di pittura a Costigliole Saluzzo.
“Il segno di Franco Giletta – dice Anna Cavallera – non è che una traccia solenne e rituale di un più ampio disegno, quel Disegno di Dio salvifico in cui l’artista, uomo di fede, crede. Limite del mondo, segno finito di una distanza finita, lontananza irraggiungibile di un avvenire e di orizzonti inesauribili, ponte di un cammino spirituale. La sua pittura, pur avvalendosi della tradizione, che scandaglia sia nei temi che nei soggetti ed in talune impostazioni compositive, concede slanci creativi inediti. Seppur figurativo, Giletta cerca ambiziosamente di trascendere il dato reale per trovare nuovi significati semantici che risuonano in altre dimensioni senza spazio e senza tempo. L’artista dischiude sulla tela vere e proprie visioni mentali il cui silenzio risuona nel regno dell’incomunicabilità, universi che conducono l’osservatore a smarrirsi, a ricercare certezze perdute. E se è vero che tutta l’arte è contemporanea, Giletta è figlio del suo tempo e indaga il presente aggrappandosi ad un passato che lo incuriosisce e rassicura, spesso dettando sentieri e interpretazioni visive suggestive ed inusuali.
La storia appassiona Giletta sin da bambino e, oltre a celebrarla e rileggerla nei suoi testi divulgativi, la officia nei ritratti di nobiluomini e nobildonne che rimandano a perizie pittoriche e virtuosismi intellettuali tipici del Cinquecento. Egli ha guardato a lungo al Rinascimento italiano, alle avanguardie storiche del Novecento, e gli anni giovanili trascorsi a Roma hanno influenzato riletture del mito classico. Un altro elemento che caratterizza la sua pittura è la ricerca della perfezione e dell’equilibrio formale e compositivo, in forza del quale l’elemento emozionale viene volutamente annullato e sostituito con allegorie e simbologie capaci di colmare vuoti narrativi.
In questo Giletta è figlio del suo territorio, di geografie e antropologie delle quali conserva un atteggiamento tipicamente sabaudo: la sua condotta artistica è sobria, accenna, ma non esibisce, palesa quanto è consono e consentito esprimere. Il pittore regista mette in luce il non detto, ed è così che nascono i suoi misteri, i suoi rebus che attingono alla classicità, alle sperimentazioni già riuscite della storia dell’arte, un patrimonio inesauribile dal quale attinge in modo sapiente e sapienziale”.
L’allestimento è suddiviso in diverse sezioni: oltre ad una parte documentale, nella quale sono esposti cataloghi e documenti storici, nella prima sala viene presentato un importante nucleo di lavori grafici risalenti agli anni ‘90, aventi ad oggetti i suoi stilemi prediletti, il volto femminile, indagato nella sua enigmaticità. In esposizione è inoltre presente la prima china, datata 1984, premiata ad un concorso di pittura di Costigliole Saluzzo, raffigurante uno scorcio del castello cittadino e l’autoritratto del 2000, vertice della ritrattistica di Giletta. L’allestimento della rassegna racconigese prosegue con un ciclo di opere monocrome a tinte forti, dai toni rosacei, come I care, Il figliol prodigo, Maguelone e Grande volto metafisico, alternati a ritratti oscuri, dove spicca il linguaggio simbolico ed evocativo dell’artista. L’esposizione antologica prosegue con alcuni lavori ad olio e tecniche miste, dagli oli floreali Calle e Narciso, del 2011, al polittico Kore Kosmou del 2018, alla feconda serie de Le città telematiche, realizzata alla fine degli anni Novanta. Accanto ai noti ritratti medievali, realizzati mediante l’utilizzo delle tecniche pittoriche con tempere al tuorlo d’uovo, verniciate e velate, negli spazi della Pinacoteca civica Levis Sismonda si incontra quindi la serie su tavola di grandi dimensioni dedicata ai volti delle nove eroine raffigurate negli affreschi quattrocenteschi della Sala Baronale del Castello della Manta
La mostra rimane aperta fino al 15 gennaio il sabato e la domenica dalle ore 15,30 alle 18,30 con isite guidate su prenotazione; possibilità di aperture straordinarie su prenotazione per gruppi e scolaresche.
In occasione dell’inaugurazione è prevista una performance musicale del Maestro Enrico Sabena, compositore, produttore musicale, music supervisor e storytelling creativo.