A Fossano era andata avanti per circa tre anni quella relazione tossica tra lui, quarantenne, e lei, una ragazzina di quindici anni; una relazione che procedeva a suon di botte, calci, schiaffi e pugni sul volto e su tutto il corpo, fatta di anche di consumo di droga che l’uomo cedeva alla giovane, arrivando a chiederle di acquistarla al suo posto. Un rapporto intossicato dalla gelosia dell’uomo che continuamente pretendeva di controllare il cellulare della giovane, arrivando a spaccarglielo più volte in preda all’ira. Un rapporto di tale soggezione che nonostante fosse proprio lei a chiedere più volte l’intervento dei Carabinieri quando lui la picchiava, non aveva mai trovato il coraggio di denunciarlo. Fino al luglio 2023, quando nel corso dell’ennesima violenta aggressione, l’uomo la trascinò per i capelli in strada lungo i circa 300 metri che separavano l’abitazione di lei da piazza Rafaela. Il vicino di casa che aveva incontrato la coppia per le scale si era spaventato vedendo lo stato in cui era ridotta la ragazza, malmenata e minacciata con un paio di forbici fin dalla sera prima quando i due si erano ritrovati soli a casa di lei, e aveva chiamato i Carabinieri. In piazza, allertati dalle urla della giovane, erano intervenuti alcuni passanti che riuscirono a proteggerla facendole capannello intorno mentre arrivavano i Carabinieri. Lui intanto era scappato, come spesso accadeva quando venivano chiamate le forze dell’ordine. Nonostante il ricovero al pronto soccorso, dove le vennero curate le varie ecchimosi e contusioni, e dove le venne refertata anche l’infrazione del naso, la ragazza non volle fare il nome dell’uomo che l’aveva ridotta in quello stato, tanta era la paura per le minacce che più volte lui aveva rivolto a lei e alla madre. Ora P. E. si trova in carcere in attesa di giudizio e al processo a suo carico per stalking, lesioni, cessione di stupefacenti e violazione di domicilio in corso al tribunale di Cuneo, sono stati ascoltati i Carabinieri che più volte erano intervenuti d’urgenza su chiamata della ragazza, di sua madre o di cittadini testimoni delle violente liti. Alcuni di loro hanno riferito ai giudici di aver trovato la giovane in lacrime, con la faccia rossa dagli schiaffi, impaurita ma decisa a non denunciare e a non farsi curare in ospedale. Di botte la ragazza ne aveva prese tante però nel corso di quegli anni, dal 2020 al 2023; calci nel costato che le causarono la frattura di una costola, cinghiate sulla schiena, contusioni alla testa per essere stata sbattuta con la faccia contro il muro o contro una vetrata, tentativi di soffocamento. Il 26 marzo il processo proseguirà con gli ultimi testimoni dell’accusa.