L’espediente letterario delle lettere consente all’autrice, attivista afrobrasiliana per i diritti delle donne, di mantenere un tono a metà tra il personale e la riflessione schierata umanamente e socialmente.
Attraverso queste lettere percorre dunque la sua biografia fin dall’infanzia, quando i suoi ricordi “hanno il profumo dei fagioli”, e insieme ritrova i momenti della sua formazione che hanno contribuito a segnare il suo impegno.
Il suo carattere di “persona che mette sempre in discussione le cose” la porta fin da bambina a sperimentare una rabbia soffocata, ma pronta ad esplodere contro le ingiustizie, prima fra tutte la discriminazione razziale e di genere. La sperimenta sulla sua pelle a scuola, nei giochi, tra gli amici. Bambina, la vive come sensazione spiacevole a cui non sempre riesce a dare una spiegazione.
Ci pensa la mamma a sostenerla, donna rigida, la cui durezza è pari soltanto al suo amore per i figli. “Il mondo non ti istruirà con amore”, le ripete più volte, perciò i suoi rimproveri spesso si accompagnano a punizioni sempre però nell’ottica di far crescere la figlia. Un’educazione alla vita che l’autrice riuscirà a riconoscere come ricchezza tra le mani nel momento in cui, scrivendo, ne capirà il senso. La nonna destinataria di queste confessioni autobiografiche è, invece, personaggio dolce capace di far “sgorgare amore nelle fessure del concreto”. Mani che benedicono e insieme preparano il cibo, che sanno tenere insieme la famiglia.
In questo clima si consolida il carattere di Djamila. Consapevole della necessità di salvaguardare l’autostima per poter affrontare con sicurezza il razzismo esplicito nella società brasiliana, l’autrice rende omaggio a questa educazione che non perde mai di vista la persona.
Cresce così nell’impegno a favore delle donne soprattutto di quelle, come lei, sono vittime anche di razzismo. Perciò l’autrice definisce così il suo libro: “È un grande abbraccio alle donne Nere, che contro tutti i processi di deumanizzazione aprono cammini per mantenersi vive, creano complicità e reti di cura, si proteggono”.
Allo stesso tempo è un cammino di maturazione personale volto a reimpossessarsi delle proprie radici, perché la nonna è la persona che fa da ponte con altre figure, parte del suo stesso passato e figura di riferimento. La partecipazione al Carnevale, da cui è sempre stata tenuta lontana dal padre, è così il suggello di una ritrovata intesa con il mondo di cui lei è figlia.
Lettere a mia nonna
Djamila Ribeiro
Capovolte
15 euro