Il percorso
Un bell’anello da fare nella primavera avanzata per godere della fioritura, ma anche nelle mezze stagioni. Da non trascurare anche in inverno: dato il tempo degli ultimi anni può essere adatto anche a condizioni di scarso innevamento stando solo attenti al ghiaccio che può essere presente vicino alla vetta, per cui, però, è sufficiente avere dei ramponcini (quando la neve invece c’è, è una classica e facile scialpinistica, ma questo ora non ci riguarda).
Come arrivare
Da Cuneo a Villanova Mondovì attraverso Beinette e la Sp. 37 e poi, a scelta, si può raggiungere la Val Corsaglia attraverso Monastero Vasco o salire a Frabosa Soprana e poi svalicare da lì in Val Corsaglia. Arrivati al paese di Corsaglia, nel fondo valle, continuare per un breve tratto in direzione di Bossea e poi svoltare sulla sinistra lungo la strada asfaltata che conduce alla borgata Prà (m 1.004). La strada è piuttosto ripida, ma in buone condizioni. Arrivati poco prima dell’ampia chiesa lasciare l’auto.
L’itinerario
Abbiamo percorso questo sentiero alla fine di maggio ed era davvero magnifico per la quantità di fiori: ancora i narcisi si vedevano ma già cominciavano i rododendri. Inoltre, pur essendo un sentiero di bassa quota, permette di porsi al punto più alto fra la Val Corsaglia e la Val Casotto, e di godere di una visuale magnifica sul Monviso, sulla pianura monregalese (si nota chiaramente la cupola del santuario di Vicoforte) e sull’arco alpino. Già la partenza è affascinante perché la borgata di Prà di Roburent, con la sua ampia chiesa col bel portone e un ampio porticato coperto da murales realizzati da artisti monregalesi, è un luogo magico: una chiesa così ampia, con un così largo sagrato parla infatti di un’epoca in cui questa parte della montagna era assai abitata, anche per il clima relativamente mite e assolato. Di questo oggi poco è rimasto, ma salendo si potranno scorgere diverse borgate e cascine con la struttura tipica delle case monregalesi con i “tetti racchiusi”, cioè i muri delle facciate più alte, che dicono come questi pascoli fossero frequentati.
Dopo Prà, si sale vicino agli Chalets ristrutturati, trascurando la deviazione sulla destra e si prosegue per altri 600 metri nel bel bosco evitando la strada a sinistra che porta alla borgata Vernagli (che percorreremo al ritorno). In realtà le tracce che portano al Monte Alpet sono diverse, alcune semplicemente tracciate dai pastori e dirette e ripide e altre più morbide e anche la cartografia è un po’ imprecisa. Ma, tendenzialmente, il sentiero migliore è quello che sale con ampi tornanti arrivando a una casa posta sotto un roccione ben evidente e da lì svolta verso destra tagliando i pascoli e arrivando ad altre baite di alpeggi, fino a giungere sulla displuviale.
Qui prenderemo ancora sulla destra e seguiremo più o meno lo spartiacque, incontrando la strada che proviene da Cardini e porta anch’essa al monte Alpet. La cima, segnata da una croce, rivela la presenza di impianti di risalita nell’altro versante, e non sarà infrequente incontrare ciclisti di down hill. Ma comunque la vista sarà appagante.
A questo punto se volessimo fare un anello più lungo e ambizioso potremmo continuare verso sud est cercando la strada per il Colle della Navonera, che si trova sulla continuazione dello spartiacque verso la Val Casotto. Là ci sarebbe in effetti una bella chiesetta e un’altra magnifica vista. Ma questa volta ritorniamo indietro sui nostri passi, e invece di prendere sulla sinistra per le tracce di salita seguiamo il sentiero, segnalato, che scende verso nord ovest, fino al pilone San Bernardo (1.378 m) e continuiamo sempre nella stressa direzione per la frazione Vernagli (m. 1.102) dove troveremo un bellissimo locale (La Maddalena: prende il nome dalla chiesetta della borgata), sito in un gruppo di case di pietra ristrutturate e potremo poi svoltare su una più lunga ma dolce strada che ci riporterà a Prà (il cui alto campanile, visibile dappertutto, ci farà da facile guida). Il motivo di interesse che ci ha portato a Vernagli, col rischio di incappare nelle folle che vi salgono da San Giacomo di Roburent, è legato alla nostra intenzione di trovare la grande pietra che il gestore ha voluto lasciare in ricordo dell’artista monregalese Francesco Russo Buròt, pittore, scultore, incisore, che in questi luoghi ha trascorso molti mesi di voluto ritiro montanaro e al ricordo del quale l’anno scorso, proprio a La Maddalena, si era tenuta una mostra, presentata dal poeta e suo amico Remigio Bertolino.
Distanza totale: 12 km circa.
Dislivello: 600 m circa.
Tempo di percorrenza: 4 ore circa (con abbondanti occasioni di pause rilassanti).
Grado di difficoltà: E (adatto veramente a tutti).