Venne trovato la mattina presto del 16 marzo 2021 mentre da solo andava sull’altalena del parco giochi davanti alla scuola elementare, in un piccolo Comune della valle Po; lo trovò così, in maglietta a maniche corte, mutande e ciabatte, una signora che stava accompagnando la figlia a scuola. Settimo figlio di A. F., che è stata rinviata a giudizio insieme al figlio maggiorenne con l’accusa di abbandono di minore, il piccolo (tre anni, all’epoca) è stato successivamente affidato a un’altra famiglia, così come era già successo a quattro dei suoi fratelli. Da tempo la famiglia era seguita dai servizi sociali; il piccolo ritrovato al parco era in affido diurno a una signora del paese anche se il suo sostegno alla signora A. F. si era fatto più sporadico per alcune incomprensioni tra le due. In aula la signora che lo trovò ha ripercorso gli eventi di quella mattina riferendo che, quando lo vide, il bambino aveva solo la biancheria intima e dondolava sull’altalena; una circostanza diversa da quanto affermato dall’imputata, che aveva dichiarato di essersi allontanata da casa lasciando il bambino, già vestito e pronto per andare all’asilo, con il fratello all’epoca ventunenne, perché lei, incinta di alcuni mesi, era dovuta correre con l’altra figlia all’ospedale a Cuneo per una minaccia di aborto. “Lo avvolsi nella mia giacca, lo abbracciai e lo tenni al caldo – ha riferito in aula la signora che lo trovò – e gli chiesi come mai fosse lì da solo”. Il bambino le avrebbe risposto che la mamma non c’era e che il fratello maggiore stava dormendo e non voleva giocare e gli aveva detto di andare a giocare in giardino. Dal giardino di casa, percorrendo da solo i cento metri che lo separavano dalla piazza della scuola elementare, il bambino arrivò al parco giochi dove venne poi trovato. “Chiamai il sindaco per sapere che cosa fare – ha proseguito la donna – e lui mi disse di chiamare i Carabinieri e il 118, ma non volevo che il piccolo si spaventasse”. La donna, a sua volta affidataria di un bambino del paese, pensò che fosse meglio chiamare l’assistente sociale che la seguiva, riferendo quello che era accaduto e le venne detto di consegnare il bambino alla signora che lo aveva in affidamento. Anche questa signora, sentita in tribunale, riferì di aver accudito il bambino fino a quando non vennero le assistenti sociali a prenderlo. Per la madre si sarebbe invece trattato di un complotto ordito ai suoi danni per toglierle il figlio. Secondo l’imputata il bambino non sarebbe stato in grado di uscire da solo e qualcuno doveva averlo prelevato dal giardino di casa per portarlo ai servizi sociali. La donna ha riferito che quando tornò a casa dall’ospedale, il figlio grande, imputato con lei, era in cucina e le disse che il fratellino era in camera sua che giocava. In casa però il bambino non c’era e i due iniziarono le ricerche che si conclusero quando i Carabinieri le riferirono che il figlio era con le assistenti sociali. Il 21 febbraio il processo verrà discusso prima della sentenza.