Chi scrive ha iniziato a lasciarsi affascinare dal mondo e dalla cultura ebraica decenni fa e, quasi in contemporanea, a sentirsi toccato dall’ingiustizia subita dagli afflitti della terra, che senza colpa o con minima responsabilità si trovano a subire sofferenze indicibili, come chiunque nasca in un campo profughi o in zone come la striscia di Gaza.
E siccome, a scuola, gli studenti queste cose le sanno o le intuiscono, è inevitabile che arrivi la domanda: “Prof, ma lei da che parte sta?”. È una semplificazione che da giovani è inevitabile (e persino buona, in un certo senso, perché tradisce un profondissimo desiderio di giustizia, di capire da che parte stia), ma che
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