L’Europa, Italia in particolare, è il luogo dove il cibo è più sicuro e salubre, eppure il territorio si trova a far spesso i conti con la concorrenza sleale di paesi extra-UE da cui vengono importati prodotti low cost che spesso non rispettano gli stessi standard produttivi imposti produttori agricoli italiani.
Secondo i dati del Rapporto pubblicato nel 2023 dall’Efsa Autorità Europea per la sicurezza alimentare, i dati dei residui di pesticidi nei cibi e nelle bevande straniere sono oltre 10 volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale.
“La produzione agroalimentare cuneese – sottolinea Coldiretti – è minacciata dall’import di prodotti stranieri con standard ambientali e sanitari decisamente più bassi, che ricorrono ad un utilizzo massiccio di pesticidi vietati in UE o che negli allevamenti utilizzano elevate dosi di antibiotici o di Ogm. Senza dimenticare le scarse tutele per i diritti dei lavoratori e per il benessere animale. Per queste ragioni chiediamo da tempo a Bruxelles regole chiare fondate sul cosiddetto ‘principio di reciprocità’ negli scambi commerciali che scongiurino la concorrenza sleale e tutelino consumatori e imprese”.
Come concretizzare la “reciprocità” nelle condizioni di importazione dei prodotti? “Attraverso l’introduzione negli accordi commerciali di ‘clausole specchio’, in base alle quali i produttori dei Paesi terzi devono seguire gli stessi rigidi requisiti dei produttori alimentari dell’UE per avere accesso al mercato comunitario – spiegano da Coldiretti -. In tal modo tutti gli alimenti in vendita, italiani e stranieri, verranno prodotti con gli stessi criteri previsti nel mercato interno UE dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro”.