Dal 1° novembre per 18 mesi anche il bar dell’ospedale Carle non sarà più in funzione. È l’unico “servizio” che non ha trovato più casa nella sistemazione complessiva del trasloco della palazzina storica degli anni Trenta che deve essere completamente rifatta.
Ma operatori e pazienti protestano e hanno iniziano una raccolta firme, che nel primo giorno di martedì ha raccolto 297 adesioni. Protestano che il bar venga rimosso per i pazienti e i loro familiari che spesso al Carle “si fermano tutto il giorno per effettuare gli esami di prericovero per il day service, per la terapia o per la dialisi”. Un disagio ancora più evidente a causa del fatto che scrivono “ l’ospedale Carle non si trova in centro città e non sono presenti molti locali nelle vicinanze in grado di dare questo genere di servizio”.
“Capiamo il disagio e il servizio che viene meno ma solo in parte – dice il direttore generale del Santa Croce e Carle Livio Tranchida -. I lavori di adeguamento antisismico hanno imposto di ricollocare i servizi in parte al Carle e in parte al Santa Croce che da mesi è oggetto di interventi per adeguare locali e rivedere percorsi interni, e ciò ha portato ad una saturazione degli spazi disponibili pertanto al momento la decisione è stata quella di una chiusura del bar ed un potenziamento del vending con molti più distributori automatici di generi alimentari e bevande. Non appena possibile ci attiveremo per una riapertura in locali adeguati e a norma”.
Con la chiusura di un terzo del Carle si è dato prorità a servizi e ambulatori sanitari. Per ora ha trovato spazio la mensa dei dipendenti, che in un primo tempo sembrava dovesse essere sacrificata, ma già altri servizi come l’accettazione e la portineria troveranno casa momentanea in un container esterno.