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Domenica 24 novembre 2024

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Stop al vincolo di mantenere il 4% di terreni incolti

Favorirebbe le importazioni di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei

La Guida - Stop al vincolo di mantenere il 4% di terreni incolti

“Non ha senso impedire ai nostri agricoltori di coltivare quote dei loro terreni quando poi siamo costretti ad importare, perché significa penalizzare la capacità produttiva della nostra agricoltura in un momento in cui, invece, è fondamentale garantire la sovranità alimentare” è quanto dichiara il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada, con riferimento all’obbligo della Pac 2023-2027 di mantenere incolto il 4% dei terreni.
La Pac, lo ricordiamo, è la politica agricola comune a tutti i Paesi dell’Unione europea, gestita e finanziata a livello europeo con risorse del bilancio Ue per sostenere gli agricoltori, migliorare la produttività agricola, aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle risorse naturali.
Tra le importanti novità introdotte dalla Pac per il quinquennio 2023-2027 c’è anche il vincolo, riguardante le aziende seminative, di destinare il 4% della superficie agricola utilizzata (Sau) a terreni incolti per favorire la biodiversità, migliorare la qualità del suolo e preservare gli habitat naturali.
Se non ottempera a questo obbligo, facente parte della cosiddetta “condizionalità rafforzata”, all’azienda non viene riconosciuto il sostegno Pac noto come “pagamento di base”.
Un obbligo assurdo secondo la Coldiretti che l’ha sempre definito una scelta sbagliata, eredità della folle era Timmermans. Proprio con Frans Timmermans – Commissario europeo per il clima e vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo fino all’agosto 2023, quando ha dato le dimissioni per candidarsi alle elezioni nei Paesi Bassi – la Coldiretti si è confrontata molto duramente, unica in Europa, aprendo una breccia.
Il vincolo dei terreni incolti favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambiente e tutela dei diritti dei lavoratori.
Questo è solo uno dei vincoli che da Timmermans in poi l’Ue ha cercato di inserire con regole che appesantiscono il lavoro degli agricoltori, ingiustamente visti come inquinatori, mentre sono proprio loro a garantire la tutela dell’ambiente.
“Basta alla contrapposizione tra agricoltura e ambiente voluta da Timmermans, gli agricoltori sono il primo presidio ambientale” ricorda il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.
Alla vigilia della prima mobilitazione dei trattori a Bruxelles, lo scorso 1° febbraio, a cui ha preso parte Coldiretti Cuneo con una folta delegazione di giovani imprenditori e dirigenti insieme al presidente Nada, al direttore Porcu e agli altri presidenti e direttori Coldiretti del Piemonte, il pressing degli agricoltori aveva fatto cedere la presidente della Commissione europea Von der Leyen con l’annuncio di una deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti.
A metà febbraio, nel corso di un vertice con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e il commissario europeo all’agricoltura Janusz Wojciechowski, i vertici nazionali della Coldiretti hanno chiesto la cancellazione definitiva dell’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Pac.
Una richiesta poi che la Coldiretti ha ribadito nel corso di una seconda manifestazione a Bruxelles, il 26 febbraio scorso, cui hanno partecipato centinaia di agricoltori dalla Granda e da tutto il Piemonte.

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