Gli orrori della guerra lasciano segni non solo fisici ma nel cuore e nella mente. E Simenon ancora una volta, come pochi altri autori, lo sa raccontare. Nelly e Bernard vivono in un piccolo appartamento nei pressi di place des Voges, una delle piazze più belle di Parigi. Marito e moglie hanno una vita di coppia apparentemente appassionata e rispettosa, si amano e si conoscono nel profondo. Lei lavora in fuori lui è a casa perché la guerra gli ha portato via mani. Fa qualche lavoro, fa le spese, aspetta la moglie che ritorni dal lavoro e dalla finestra controlla la vita intorno.
Ma questa condizione man mano che passa il tempo diventa pesante, e Bernard dal dolore della perdita delle mani passa a quello della perdita di sicurezza e di fiducia. Viene dilaniato da una gelosia ossessiva nei confronti della bella moglie, soprattutto quando lei, gentile e premurosa con tutti, si trova a fare da “postina” a un giovane illustratore bloccato su una sedia a rotelle dalla poliomielite fratello della sua migliore amica, che si è trasferito al primo piano del loro stesso palazzo. La coppia vive una quotidianità che è l’opposto di quella della maggior parte degli altri: lui rimane in casa, dove dipinge abat-jour servendosi delle protesi che deve periodicamente sottoporre a revisione; lei invece passa quasi tutto il giorno fuori ed è come se vivesse un tempo diverso da quello di Bernard.
E l’ossessione cresce e prende forma e Simenon in modo ancora una volta impeccabile, ma anche in maniera molto dura, riesce a mettere a nudo le menti dei due e compiere un viaggio introspettivo nella psiche dei personaggi. E così l’apparente perfezione di un rapporto si smonta piano piano in una narrazione che coglie tutta l’infelicità. Simenon è in grado di attraversare e entrare nelle menti inquiete dei suoi protagonisti mostrando tutti i segreti e le debolezze.
La porta
Georges Simenon
Adelphi
18 euro