Passata la festa, gabbato lo santo. Il nuovo ospedale di Cuneo era una promessa elettorale. I cuneesi che ci hanno creduto se ne facciano una ragione: ottenuto il risultato elettorale, l’ospedale può attendere. La Regione Piemonte, il neo assessore e il suo presidente, responsabili delle politiche sanitarie, non hanno particolari difficoltà a motivarne il rinvio ad altro futuribile progetto: i costi eccessivi. Senza spiegare perché si è arrivati alle cifre spropositate previste dal progetto del partenariato pubblico-privato, che pure molti – a cominciare dal nostro giornale – denunciavamo da tempo come del tutto incongrue. Tant’è. Questo è lo stato delle cose.
Se il nuovo ospedale non venisse costruito a Confreria (anche se per ora il sito è confermato) non sarebbe necessariamente un male, considerate la problematicità del luogo e la rivoluzione urbanistica che causerebbe. Grave sarebbe invece la rinuncia al nuovo ospedale. Ovunque s’abbia da realizzare.
La sindaca e l’amministrazione comunale non possono restare silenti o limitarsi ad attendere gli eventi di fronte alla gravità dello stallo che viene a crearsi ora. E le opposizioni, non possono esaurire la loro azione politica nel chiedere quasi ogni giorno le dimissioni della sindaca.
Senza abbandonare i loro cavalli di battaglia hanno la possibilità (il dovere?) di incatenarsi all’unico albero del bene comune. Perché se un albero merita rispetto e attenzione, il bene della sanità pubblica non ne merita certo di meno.
Tocca a chi governa questo territorio suonare la sveglia ai cuneesi sul rischio che stanno correndo e opporsi con coraggio alla fuga dalle responsabilità di chi sulle strutture sanitarie cuneesi si era impegnato e ora fa bellamente marcia indietro o rimanda a non si sa bene quando. Tocca a loro spiegare con chiarezza e sincerità ai cittadini quello che accade, smascherare le responsabilità, senza illudersi e illuderli con nuove e poco credibili promesse.
Tocca agli amministratori e ai cittadini del più vasto territorio provinciale, delle valli e dei paesi circostanti, perché l’ospedale non è un bene soltanto della città, ma di tutto il territorio. Di tutta la provincia. Anche se l’amministrazione provinciale e il suo presidente su questo tema preferiscono tacere, come non fosse cosa loro.
Il nuovo ospedale, superate le derive megalomani e irrealistiche del percorso fin qui seguito, si può e si deve fare. Ne abbiamo bisogno per noi e per le prossime generazioni. Non lasciamo che l’irresponsabilità politica di chi ha promesso senza mantenere e l’ignavia nostra e delle istituzioni locali che abbiamo liberamente eletto, si rassegnino al peggio.