Aveva deciso di mettere in vendita un vecchio divano su un sito di vendite on line, ma invece di ricevere i 300 euro pattuiti con l’uomo che lo aveva contattato, scoprì di aver versato ben 1.250 euro su cinque diverse carte Postepay. La triste vicenda raccontata alla giudice del tribunale di Cuneo da un novantenne risale a marzo 2021: “Era un signore con l’accento veneto che accettava la richiesta di 300 euro per il mio divano e mi chiese di andare all’ufficio postale per ricevere l’accredito sulla mia carta. Andai allo sportello bancomat di Madonna dell’Olmo; questo signore mi diceva di digitare dei numeri per ricevere i soldi. Non mi rendevo conto delle ricevute emesse dal bancomat. Lo fece per cinque volte. Quando tornai a casa mio nipote mi disse che avevo acquistato e non venduto”. In seguito alla denuncia fatta alla Polizia Postale di Cuneo, dalle indagini emerse che quattro ricariche erano state fatte su altrettante carte intestate a una certa S. I., residente a Trieste, e una sulla carta di N. S., 41enne residente anche lui a Trieste. Tra le due carte c’erano stati passaggi di denaro oltre che vari prelievi. Quando gli agenti ascoltarono la donna, questa esibì una chat attiva su Facebook con una persona che le aveva chiesto di attivare tre carte Postepay in cambio di 150 euro. La donna mostrò i contatti con questa persona e dal profilo Facebook di questa, attraverso un’articolata triangolazione tra profili social e documenti di identità del Comune di Trieste, gli agenti risalirono agli altri due imputati del processo, P. D. e H. M., marito e moglie che abitano a Trieste nello stesso condominio di N. S. Solo questi ultimi tre sono imputati al processo in corso; S. I. ha infatti scelto il rito abbreviato che si svolgerà a novembre. Dopo aver definito la posizione della quarta persona coinvolta in questa truffa, il 3 aprile ci sarà la sentenza anche di questo procedimento.