Sono quattro i tecnici, ingegneri e geometri, individuati come responsabili del crollo del ponte di Fossano avvenuto il 18 aprile 2017; tutti condannati dal giudice Giovanni Mocci alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione con pena sospesa, condannati anche al risarcimento delle parti civili costituite (ministero delle Infrastrutture, Anas e Provincia di Cuneo; solo a quest’ultima però è stata riconosciuta una provvisionale immediatamente esecutiva di 500.000 euro).
Alla fine della lunga battaglia di perizie in un processo molto tecnico, è emerso quello che era anche nelle richieste dell’accusa sostenuta dai pubblici ministeri Attilio Stea e Mario Pesucci, e cioè che la boiacca, la pasta cementizia che doveva ricoprire i cavi di precompressione che tenevano insieme le campate del ponte e isolarli dagli agenti atmosferici, non era stata iniettata correttamente. Di sciatteria nell’esecuzione dei lavori aveva parlato il dott. Stea, delle sue conseguenze gravissime per l’incolumità pubblica aveva parlato il dott. Pesucci.
Il giudice ha accolto questa ricostruzione condannando l’ingegnere Massimo Croce e il geometra Mauro Tutinelli della ditta Grassetto, azienda controllata dall’Ati che si era giudicata l’appalto, il geometra Roger Rossi della Ing. Franco cui era stata demandata la fornitura e messa in opera degli elementi prefabbricati, e l’ingegnere Angelo Adamo direttore dei lavori di Anas. Assolti invece l’ingegnere della Ing. Franco e il geometra dell’Anas che all’epoca erano neoassunti, incaricati di compiti marginali con nessun potere di controllo sull’esecuzione dei lavori di messa in opera del viadotto. Assolti anche tutti gli imputati degli altri due tronconi del processo, quello relativo ai lavori di sostituzione di giunti avvenuta nel 2006 e quello sui lavori di controllo eseguiti dai cantonieri dell’Anas.
Per quanto riguarda i lavori di sostituzione dei giunti, sulla posizione dell’amministratore della ditta Per.car che si era aggiudicata i lavori e il tecnico incaricato del cantiere insieme all’ingegnere dell’Anas che aveva funzione di controllo dell’esecuzione dei lavori, pesava il fatto che erano stati tutti e tre iscritti nel registro degli indagati in un secondo momento, quando era già stato svolto l’incidente probatorio. Un elemento rilevato dalle difese sia all’inizio del processo sia in sede di discussione finale, poiché nessuno di questi tre imputati aveva avuto modo di presenziare alle fasi iniziali dell’indagine.
Stesso discorso anche per i tre tecnici dell’Anas incaricati dei controlli sul ponte; anche loro indagati nel terzo troncone dell’indagine, erano stati iscritti solo dopo i primi accertamenti. Solo per questi tre era stata la Procura stessa a chiedere l’assoluzione nel merito, essendo emerso in istruttoria che le indicazioni che avevano avuto non prevedeva la segnalazione delle infiorescenze come elemento allarmante da segnalare per ulteriore controlli più approfonditi. Per gli altri tre imputati invece la Procura aveva chiesto la condanna, in quanto i lavori del 2006 erano stati svolti in maniera non corretta contribuendo di fatto come concausa al crollo del ponte. Di diverso avviso invece il giudice che ha assolto tutti e sei questi imputati dalle accuse per insussistenza del fatto.