La Granda si distingue da sempre per il suo prezioso patrimonio zootecnico. Le razze autoctone presenti sul nostro territorio rappresentano una parte essenziale della sua identità e della sua storia, sono la testimonianza vivente della tradizione che caratterizza la Provincia di Cuneo e costituiscono un patrimonio di grande valore in tema di biodiversità.
Le razze autoctone della nostra Provincia riguardano diverse specie: bovini, suini, ovini e caprini; ciascuna di esse possiede caratteristiche uniche, legate a specifiche peculiarità originatesi in risposta alle condizioni ambientali e all’instancabile e preziosa opera di selezione attuata dall’uomo. La conservazione di queste razze riveste un’importanza fondamentale, anzitutto per i prodotti che sono in grado di fornire, spesso unici e dotati di caratteristiche nutrizionali e organolettiche di grande pregio.
Quando si parla di biodiversità in zootecnia si fa riferimento alla diversità genetica, ovvero al numero di razze allevate all’interno di ciascuna specie. La diversità genetica è un patrimonio prezioso poiché ha in serbo caratteristiche utili per affrontare sfide come il cambiamento climatico. È proprio tra le razze a rischio di estinzione che, stante la loro maggior rusticità rispetto alle razze più diffuse, si custodiscono preziosi geni la cui conservazione rappresenta un’ancora di salvezza rispetto a future minacce.
Anche se l’Italia è uno dei Paesi più ricchi di biodiversità in Europa e nel mondo, molte razze di animali domestici che, fino a qualche decennio fa, erano comunemente allevate nei nostri territori, sono ora a rischio di estinzione.
Per definire lo stato di salute di una razza, generalmente si utilizza un criterio basato su alcuni parametri tra cui il numero di femmine adatte alla riproduzione ancora presenti: una razza è considerata sotto questo aspetto “critica” quando le femmine sono inferiori ai 100, “in pericolo” quando il loro numero si colloca tra 100 e 1.000 e “minacciata” nel caso in cui le femmine siano in numero compreso tra 1.000 e 5.000.
Pur se il numero di razze autoctone in Italia risulta ancora elevato, negli ultimi decenni una significativa percentuale di razze locali si è estinta.
Questo problema è sentito anche in Piemonte dove già da alcuni anni, nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale, sono state attuate misure di aiuto per gli allevatori che si impegnano nella conservazione delle risorse genetiche locali soggette a rischio di estinzione, meno produttive rispetto ad altre razze e destinate ad essere abbandonate in assenza di interventi di sostegno. Il nome stesso di molte di queste razze rievoca i luoghi in cui hanno tratto origine o dove maggiore risultava la loro presenza: tra i caprini la Grigia delle Valli di Lanzo, la Sambucana, la Garessina e la Frabosana tra gli ovini, per citarne solo alcune.
La conservazione di queste razze è spesso strettamente connessa con la salvaguardia di ambienti e paesaggi a rischio di estinzione. Si tratta per esempio di pascoli poveri e collocati nelle aree più anguste ma che rappresentano una risorsa foraggera ed un elemento di biodiversità che queste razze sono in grado di valorizzare.
L’allevamento in questi ambienti, attraverso il pascolo, è quasi sempre da porre in relazione con l’erogazione di molti servizi ecosistemici: la difesa del territorio dal rischio idrogeologico, come erosione e frane, il mantenimento della biodiversità floristica, la conservazione di antichi saperi e tradizioni. Garantire la sopravvivenza nel tempo di questa attività e di questi animali, dunque, è un qualcosa che va oltre la semplice salvaguardia di un’attività economica, significa gestire e conservare un territorio, garantire la sopravvivenza di preziose risorse genetiche.