Si è concluso con la condanna a 5 anni e 6 mesi il processo a carico di Emanuele Bernardini, residente in provincia di Reggio Emilia, accusato di atti persecutori, danneggiamento e furto aggravato nei confronti dell’ex compagna. La storia fra i due si era conclusa ad agosto 2021, apparentemente di comune accordo, ma dal mese di settembre, da quando lui venne definitivamente allontanato dall’alloggio dove lei lo aveva ospitato, erano iniziati gli atti persecutori: 442 telefonate e 359 messaggi whatsapp in un solo mese registrati dai tabulati telefonici e poi continue chiamate anche da numeri sconosciuti, quando l’uomo capì che lei non avrebbe più risposto alle sue telefonate. Su uno di questi numeri era stato registrato un video in cui si vedeva la foto della vittima che bruciava. Poi pedinamenti, messaggi di minacce, come quando le disse che le avrebbe sfigurato il volto e l’avrebbe presa a pugni, e ancora il danneggiamento delle auto della donna e di sua madre a cui aveva spaccato tutti i finestrini, lasciando nell’auto della ex compagna anche una busta con un messaggio minatorio. In seguito avrebbe danneggiato anche l’auto del nuovo compagno della donna. A ottobre l’uomo si era anche introdotto nell’appartamento della donna in centro Cuneo, dove però lei non abitava più per paura che lui si ripresentasse. All’interno della casa l’uomo aveva imbrattato i muri con delle scritte minacciose delle stesso tenore dei messaggi che le avevo già inviato. In uno di questi messaggi c’era scritto che l’avrebbe aspettata fino a gennaio, mese in cui lei avrebbe dovuto prendere in gestione un negozio proprio a Reggio Emilia e a cui però aveva rinunciato per paura dell’ex. Dall’appartamento aveva rubato un computer, poi trovato distrutto a casa in Emilia e una cornice che spaccò proprio sotto casa del nuovo compagno della donna. Non contento, prima di allontanarsi dall’alloggio, aveva aperto i rubinetti e tappato i lavandini di bagno e cucina, provocandone l’allagamento. “Tutte condotte riferite dalla vittima e provate dalle indagine e dall’istruttoria – ha concluso nella sua puntuale requisitoria il pubblico ministero Alessia Rosati che aveva chiesto la condanna a 6 anni e 5 mesi -. Una serie di condotte che indussero un grave disagio alla donna, costretta a cambiare abitazione, a modificare il suo progetto di aprire un negozio a Reggio Emilia, a dove ricorrere a una terapia di sostegno psicologico per l’ansia causata da questa situazione. Una donna che parenti e conoscenti hanno definito sconvolta e terrorizzata”. Una ricostruzione precisa dei fatti di cui anche la difesa ha dovuto prendere atto cercando di ridimensionare però la contestazione del furto, dal momento che quel gesto non era volto ad appropriarsi di qualcosa quanto piuttosto a vendicarsi della ex fidanzata. Per la difesa mancava l’elemento soggettivo del voler trarre profitto dal gesto e per questo ne aveva chiesto l’assoluzione. Il giudice ha però condannato l’uomo, accogliendo anche la richiesta di risarcimento della parte civile con una provvisionale risarcitoria di 20.000 euro.