Aveva pubblicato un annuncio di ricerca di una piccola utilitaria su un sito di compravendite on line ed era stata contattata da un uomo che le avrebbe regalato la vecchia Fiat Punto appartenuta alla madre; un’auto non più utilizzata che l’uomo avrebbe regalato con la sola incombenza del pagamento del passaggio di proprietà. A febbraio 2020 la somma di 345 euro venne trasferita sulla carta Postepay indicata dall’uomo ma della macchina si perse ogni traccia. Unici indizi: l’intestataria della carta Postepay (una donna residente a Torre Pellice) e il numero di telefono della sim usata per mettere a segno la truffa. Dalle indagini emerse che su quella carta ricaricabile erano state eseguite moltissime operazioni per lo più senza riferimenti, a esclusione di 12 operazioni eseguite da persone che avevano subìto truffe proprio cercando di fare acquisti su Internet. A ottobre 2022, a casa della donna, i militari però non trovarono né la carta Postepay né la sim utilizzata per mettere a segno le truffe; venne però trovata e sequestrata una pistola 38 special con due proiettili. La donna disse di non avere più quella carta Postepay perché l’aveva venduta a un uomo a Torino nei pressi di Porta Palazzo. La vittima della truffa aveva dichiarato di aver contrattato con un uomo, e dai tabulati telefonici risultò che la cella agganciata nel corso delle chiamate era proprio vicino a Torre Pellice. In seguito la donna fece il nome dell’uomo a cui avrebbe venduto la propria carta Postepay, e la sua posizione venne archiviata. Finì invece a giudizio con l’accusa di truffa aggravata Enzo Giardinieri, 67enne residente a Luserna San Giovanni, con un lungo trascorso in carcere per rapina. In aula l’uomo ha raccontato di aver conosciuto la donna nel 2010: “Mi chiedeva sempre favori, a me e a mia moglie. Il giorno che le sequestrarono la pistola, si presentò a casa mia con un sacchetto pieno di proiettili che i militari non avevano trovato e mi chiese di conservarli. Io mi rifiutai e per vendetta lei mi accusò della truffa. So di essere la pecora nera della mia famiglia; ho fatto 30 anni di carcere ma mi sono sempre assunto le mie responsabilità e non ci sto a prendermi le colpe di altri”. Giardinieri ha anche riferito che oltre a chiedergli continuamente favori, la donna era sempre in cerca di soldi e che fu lui a presentarle un uomo con cui fare “qualche affare”. Al giudice l’imputato ha anche mostrato il proprio cellulare con messaggi scritti e vocali, in cui la donna si lamentava di questa persona “e che a causa di quelle due Postepay ora a rimetterci era solo lei”. Al termine dell’istruttoria l’accusa ha chiesto l’assoluzione per insussistenza del fatto; richiesta a cui si è associata la difesa e che è stata accolta dal giudice che ha assolto l’uomo per non aver commesso il fatto.