Nello scenario sopra descritto, il ruolo dell’agricoltura di supporto alla transizione energetica risulta essenziale.
A partire dall’agrisolare, ovvero dalla realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti di edifici a uso produttivo nei settori agricolo e zootecnico, e dalla produzione di biogas e biometano, l’agricoltura si conferma sempre di più come una risorsa fondamentale nella transizione energetica globale, non soltanto facendosi carico di soddisfare i fabbisogni alimentari ma contribuendo anche in modo significativo alla produzione di energia attraverso fonti rinnovabili.
Questo settore, noto come agroenergia, gioca un ruolo di primo piano nel ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e nell’affrontare la crisi climatica.
Una delle principali risorse che l’agroenergia può utilizzare è rappresentata dalla biomassa, costituita da materiali organici di vario tipo, come residui e sottoprodotti agricoli e forestali e reflui zootecnici.
Una delle tecnologie che più di altre si è sviluppata in provincia di Cuneo è quella della produzione di energia elettrica e termica a partire dai reflui zootecnici e sottoprodotti agricoli attraverso la fermentazione anaerobica; nel 2020 in Piemonte erano operativi oltre 200 impianti di biogas, la maggior parte dei quali perfettamente integrati nell’ambito dell’attività zootecnica, ovvero di dimensioni tali da consentire la piena valorizzazione dei reflui aziendali.
Si tratta di un processo che presenta numerosi vantaggi di natura economica ed ambientale.
La realizzazione di un impianto di biogas rappresenta anzitutto un’importante integrazione al reddito dell’allevatore che valorizza i propri prodotti “di scarto” in un vero e proprio processo di economia circolare.
Il vantaggio ambientale sta nel fatto che mediante questa tecnologia è possibile ottenere biogas e, per cogenerazione, energia elettrica e termica, ma anche un prodotto in uscita, il digestato, che se opportunamente trattato può essere utilizzato per la fertilizzazione delle colture in modo più efficiente rispetto al refluo utilizzato per l’alimentazione dell’impianto.
La nuova frontiera, tuttavia, è rappresentata dalla produzione di biometano. Si tratta di un processo analogo a quello della produzione di biogas ma dal quale differisce per l’utilizzo finale di questo prodotto.
Il biogas ottenuto dalla fermentazione anaerobica dei reflui zootecnici e dei sottoprodotti, anziché essere bruciato nell’impianto di cogenerazione viene sottoposto a un complesso processo di depurazione (upgrading) teso a migliorare la qualità del biogas eliminando le impurità e la CO2, fino ad ottenere un prodotto, il biometano, con caratteristiche tali da poter essere immesso direttamente nella rete di distribuzione del gas.
Di pari importanza in materia di agroenergia è la produzione di energia elettrica ottenibile attraverso il fotovoltaico realizzato sulle coperture degli edifici strumentali all’attività agricola, zootecnica ed agrituristica. Si tratta di un settore che ancora recentemente ha conosciuto un notevole sviluppo grazie anche a dei bandi che, nell’ambito del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), l’hanno fortemente incentivato.
L’obiettivo è di arrivare entro il 2024 all’installazione di muovi impianti per una potenza complessiva di 375 Mw.
Va in ultimo ricordata la filiera legno-energia, ovvero la possibilità di ottenere energia termica, o in cogenerazione termica ed elettrica, dai nostri boschi.
In questo caso si deve puntare alla realizzazione di impianti caratterizzati da elevata efficienza e in grado di minimizzare le emissioni in atmosfera; la sostenibilità anche ambientale di questa filiera, tuttavia, deve essere valutata tenendo in considerazione tutti i benefici ecosistemici che una corretta gestione dei nostri boschi comporta.