Sulla scrivania di un giornalista arriva la copia di un giornale locale dove campeggia una bislacca notizia: il sindaco di Rovellana ha stabilito che i non residenti non possono entrare nel paese senza aver ottenuto un pass rilasciato dal comune. Notizia ghiotta per un giornalista come Nicoli, che puntualmente inoltra la richiesta e presto si trova fra le mani quel permesso. Comincia così questo racconto che non nasconde le sue intenzioni di lettura del reale pur mantenendosi in un’atmosfera fantastica presto declinata nel distopico. Delle trecento anime che vivono a Rovellana, Nicoli ne vede ben poche e quelle poche hanno un modo di fare che cela qualcosa di misterioso, persino inquietante. Sembra un paese fantasma, spopolato nei decenni precedenti dagli allettamenti delle fabbriche cittadine. Chi è restato ha idee chiare: difendere fino all’ultimo il proprio territorio, perciò niente stranieri in casa. Sposando radicalmente l’idea, c’è chi gira a far la ronda fucile in mano al punto che di tanto in tanto si sentono degli spari.
Walter Comoglio dipinge un ritratto allucinato della società: il micro si mette al servizio della rappresentazione del macrocosmo. Da quando l’ultima fabbrica ha chiuso, Rovellana ha perso la speranza. I cittadini sono vuoti, apatici. Il sindaco sa come dare una motivazione a questa gente disillusa: “attraverso l’odio verso un nemico immaginario”. Ciò può tenere unita la comunità. Il nemico però “bisogna crearselo e purtroppo mutuarlo dai nemici della società: stranieri, ladri, zingari”. Si spiegano dunque la ronda che accoglie brutalmente Nicoli, gli sguardi sospettosi e le reticenze nel parlare. È ancora il sindaco a dare un volto rispettabile ai modi rozzi. Per questo serve tutto sul piatto lucente dello spirito di appartenenza anch’esso ormai in disuso: “manca l’orgoglio dell’appartenenza”. Le armi, le ronde, gli improvvisati posti di blocco servono per evitare di “mescolarsi” con gli stranieri, per mantenere intatta l’identità culturale e unita la comunità.
La metafora del tennis viene a taglio: “il nemico dall’altro lato del campo e la vicinanza del tuo amico. La forza che deriva dalla vicinanza del tuo amico e dal sapere che il vostro è un obiettivo comune”.
La storia da indagine giornalistica assume narrativamente i connotati di un racconto distopico in cui anche il giornalismo finisce triturato nella meccanica dell’ideologia. Il quadro della società è di fredda lucidità. Come sempre la narrazione si pone un passo più in là della cronaca, ma da essa attinge a piene mani. E non ci vuole molto a leggervi i tratti di una società impazzita dietro slogan di facile presa.
Qualcuno dovrà pensare ai rettili
di Walter Comoglio
Editrice Eris
euro 7,9