Un urlo, uno stridere di freni serrati sull’acciaio, poi l’urto violento e lo schianto.
Poi la macchina continua la sua corsa per un centinaio di metri spingendo innanzi a sé il biroccio che si sfascia, si frantuma disseminando i suoi legni e il suo carico umano.
Ancora qualche urlo, lamenti, e poi silenzio.
Dieci persone, tutti in abiti festivi, giacciono immobili accanto ai binari, cinque, soccorse, proseguono sul treno la corsa inutile verso l’ospedale. Si spengono ad una ad una, l’ultima al mattino seguente. Unico superstite è
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